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\title { Schede riassuntive di Geometria 1}
\begin { document}
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\footnotesize
\begin { center}
\Large { \textbf { Schede riassuntive di Geometria 1} } \\
\end { center}
\begin { multicols} { 3}
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\subsection { Alcuni accenni alla geometria di \texorpdfstring { $ \RR ^ 3 $ } { R\^ { } 3} }
Si definisce prodotto scalare la forma
bilineare simmetrica unicamente determinata da $ \innprod { \vec { e _ i } , \vec { e _ j } } = \delta _ { ij } $ . Vale la seguente identità: $ \innprod { ( x, y, z ) , ( x', y', z' ) } = xx' + yy' + zz' $ .
Inoltre $ \innprod { \vec { a } , \vec { b } } = \card { \vec { a } } \card { \vec { b } } \cos ( \theta ) $ , dove $ \theta $ è l'angolo compreso tra i due vettori.
Due vettori $ \vec { a } $ , $ \vec { b } $ si dicono ortogonali
se e solo se $ \innprod { \vec { a } , \vec { b } } = 0 $ .
Si definisce prodotto vettoriale la forma bilineare alternante
da $ \RR ^ 3 \times \RR ^ 3 $
in $ \RR ^ 3 $ tale che $ \vec { e _ 1 } \times \vec { e _ 2 } = \vec { e _ 3 } $ ,
$ \vec { e _ 2 } \times \vec { e _ 3 } = \vec { e _ 1 } $ ,
$ \vec { e _ 3 } \times \vec { e _ 1 } = \vec { e _ 2 } $ e
$ \vec { e _ i } \times \vec { e _ i } = \vec { 0 } $ . Dati due
vettori $ ( x, y, z ) $ e $ ( x', y', z' ) $ , si può determinarne
il prodotto vettoriale informalmente come:
\[ \begin { vmatrix }
\vec { e_ 1} & \vec { e_ 2} & \vec { e_ 3} \\
x & y & z \\
x' & y' & z'
\end { vmatrix} . \]
Vale l'identità $ \card { \vec { a } \times \vec { b } } = \card { \vec { a } } \card { \vec { b } } \sin ( \theta ) $ , dove $ \theta $ è l'angolo con cui, ruotando di
$ \theta $ in senso antiorario $ \vec { a } $ , si ricade su $ \vec { b } $ .
Due vettori $ \vec { a } $ , $ \vec { b } $ si dicono paralleli se $ \exists
k \mid \vec { a} = k \vec { b} $ , o equivalentemente se
$ \vec { a } \times \vec { b } = \vec { 0 } $ . Altrettanto si può dire
se $ \innprod { \vec { a } , \vec { b } } = \card { \vec { a } } \card { \vec { b } } $ (i.e.
$ \cos ( \theta ) = 1 \implies \theta = 0 $ ).
Una retta in $ \RR ^ 3 $ è un sottospazio affine della
forma $ \vec { v } + \Span ( \vec { r } ) $ . Analogamente
un piano è della forma $ \vec { v } + \Span ( \vec { x } , \vec { y } ) $ .
Nella forma cartesiana, un piano è della forma $ ax + by + cz = d $ ,
dove $ ( a,b,c ) $ è detta normale del piano. Una retta è
l'intersezione di due piani, e dunque è un sistema lineare
di due equazioni di un piano. Due piani sono perpendicolari
fra loro se e solo se le loro normali sono ortogonali. Due
piani sono paralleli se e solo se le loro normali sono parallele.
Il vettore $ \vec { r } $ che genera lo $ \Span $ di una retta che è
intersezione di due piani può essere computato come
prodotto vettoriale delle normali dei due piani.
Valgono le seguenti identità:
\begin { itemize}
\item $ \vec { a } \times ( \vec { b } \times \vec { c } ) =
\innprod { \vec { a} , \vec { c} } \, \vec { b} - \innprod { \vec { a} , \vec { b} } \, \vec { c} $ ( \textit { identità di Lagrange } ) ,
\item $ \vec { a } \times ( \vec { b } \times \vec { c } ) + \vec { b } \times ( \vec { c } \times \vec { a } ) + \vec { c } \times ( \vec { a } \times \vec { b } ) =
\vec { 0} $ ( \textit { identità di Jacobi } ) .
\end { itemize}
Dati tre punti $ \vec { a } $ , $ \vec { b } $ , $ \vec { c } $ , il volume
del parallelepipedo individuato da questi punti è:
\[ \card { \det \begin { pmatrix } \vec { a } \\ \vec { b } \\ \vec { c } \end { pmatrix } } =
\card { \innprod { \vec { a} , \vec { b} \times \vec { c} } } .\]
Tre punti sono complanari se e solo se il volume di tale parallelpipedo è nullo
(infatti questo è equivalente a dire che almeno uno dei tre punti
si scrive come combinazione lineare degli altri due).
\subsection { Proprietà generali di uno spazio vettoriale}
Uno spazio vettoriale $ V $ su un campo $ \KK $ soddisfa i seguenti
assiomi:
\begin { itemize}
\item $ ( V, + ) $ è un gruppo abeliano,
\item il prodotto esterno da $ \KK \times V $ in $ V $ è
associativo rispetto agli scalari (i.e. $ a ( b \vec { v } ) = ( ab ) \vec { v } $ ),
\item $ 1 _ { \KK } \cdot \vec { v } = \vec { v } $ ,
\item il prodotto esterno è distributivo da ambo i
lati (i.e. $ ( a + b ) \vec { v } = a \vec { v } + b \vec { v } $ e
$ a ( \vec { v } + \vec { w } ) = a \vec { v } + a \vec { w } $ .
\end { itemize}
Un insieme di vettori $ I $ si dice linearmente indipendente se
una qualsiasi combinazione lineare di un suo sottinsieme
finito è nulla se e solo se i coefficienti dei vettori
sono tutti nulli. Si dice linearmente dipendente in caso
contrario.
Un insieme di vettori $ G $ si dice generatore di $ V $ se ogni vettore
di $ V $ si può scrivere come combinazione lineare di un numero
finito di elementi di $ G $ , ossia se $ V = \Span ( G ) $ .
Una base è un insieme contemporaneamente linearmente indipendente
e generatore di $ V $ . Equivalentemente una base è un insieme generatore
minimale rispetto all'inclusione e un insieme linearmente indipendente
massimale, sempre rispetto all'inclusione. Ogni spazio vettoriale,
anche quelli non finitamente generati,
ammettono una base. La dimensione della base è unica ed è il
numero di elementi dell'insieme che è base.
Dato un insieme linearmente indipendente $ I $ in uno spazio di dimensione
finita, tale insieme, data una base $ \basis $ , può essere esteso
a una base $ T $ che contiene $ I $ e che è completato da
elementi di $ \basis $ .
Analogamente, dato un insieme generatore finito $ G $ , da esso
si può estrarre sempre una base dello spazio.
Uno spazio vettoriale fondato su un campo infinito
con un insieme di vettori infinito non
è mai unione finita di sottospazi propri. Un insieme linearmente
indipendente di $ V $ con esattamente $ \dim V $ elementi è una
base di $ V $ . Analogamente, un insieme generatore di $ V $ con esattamente
$ \dim V $ elementi è una base di $ V $ .
Sia $ \basis = \{ \vec { v _ 1 } , \ldots , \vec { v _ n } \} $ una base ordinata dello spazio vettoriale $ V $ .
\begin { itemize}
\item $ \zerovecset $ e $ V $ sono detti sottospazi banali,
\item lo $ \Span $ di $ n $ vettori è il più piccolo sottospazio
di $ V $ contenenti tali vettori,
\item $ \Span ( \basis ) = V $ ,
\item $ \Span ( \emptyset ) = \zerovecset $ ,
\item dato $ X $ generatore di $ V $ , $ X \setminus \{ \vec { x _ 0 } \} $
genera $ V \iff \vec { x _ 0 } \in \Span ( X \setminus \{ \vec { x _ 0 } \} ) $ ,
\item $ X \subseteq Y $ è un sottospazio di $ Y \iff \Span ( X ) = X $ ,
\item $ \Span ( X ) \subseteq Y \iff X \subseteq Y $ , se $ Y $ è uno spazio,
\item $ \Span ( \Span ( A ) ) = \Span ( A ) $ ,
\item se $ I $ è un insieme linearmente indipendente di $ V $ ,
allora $ \card { I } \leq \dim V $ ,
\item se $ G $ è un insieme generatore di $ V $ , allora
$ \card { G } \geq \dim V $ ,
\item $ [ \vec { v } ] _ \basis $ è la rappresentazione
di $ \vec { v } $ nella base ordinata $ \basis $ , ed è
un vettore di $ \KK ^ n $ che alla coordinata $ i $ -esima
associa il coefficiente di $ \vec { v _ i } $ nella combinazione
lineare di $ \vec { v } $ nella base $ \basis $ ,
\item la rappresentazione nella base $ \basis $ è sempre
unica ed esiste sempre (è quindi un isomorfismo tra $ V $ e
$ \KK ^ n $ ),
\item si definisce base canonica di $ \KK ^ n $ la base
$ e = \{ \vec { e _ 1 } , \ldots , \vec { e _ n } \} $ , dove
$ \vec { e _ i } $ è un vettore con tutte le coordinate nulle,
eccetto per la $ i $ -esima, che è pari ad $ 1 $ (pertanto
$ \dim \KK ^ n = n $ ),
\item una base naturale di $ M ( m, n, \KK ) $ è data
da $ \basis = \{ E _ { 11 } , E _ { 12 } , \ldots , E _ { 1 n } , \ldots , E _ { mn } \} $ ,
dove $ E _ { ij } $ è una matrice con tutti gli elementi nulli, eccetto
quello nel posto $ ( i, j ) $ , che è pari ad $ 1 $ (dunque
$ \dim M ( m, n, \KK ) = mn $ ),
\item le matrici $ A $ di taglia $ n $ tali che $ A ^ \top = A $ formano il
sottospazio $ \Sym ( n, \KK ) $ di $ M ( n, \KK ) $ , detto sottospazio delle matrici
simmetriche, la cui base naturale è data da
$ \basis ' = \{ E _ { ij } + E _ { ji } \in \basis \mid i < j \} \cup
\{ E_ { ij} \in \basis \mid i = j\} $ , dove $ \basis $ è la
base naturale di $ M ( m, n, \KK ) $ (dunque $ \dim \Sym ( n, \KK ) = \frac { n ( n + 1 ) } { 2 } $ ),
\item le matrici $ A $ di taglia $ n $ tali che $ A ^ \top = - A $ formano il
sottospazio $ \Lambda ( n, \KK ) $ di $ M ( n, \KK ) $ , detto sottospazio delle matrici
antisimmetriche, la cui base naturale è data da
$ \basis ' = \{ E _ { ij } - E _ { ji } \in \basis \mid i < j \} $ , dove $ \basis $ è la
base naturale di $ M ( m, n, \KK ) $ (dunque $ \dim \Lambda ( n, \KK ) = \frac { n ( n - 1 ) } { 2 } $ ),
\item poiché $ \Sym ( n, \KK ) \cap \Lambda ( n, \KK ) = \zerovecset $ e
$ \dim \Sym ( n, \KK ) + \dim \Lambda ( n, \KK ) = \dim M ( n, \KK ) $ ,
vale che $ M ( n, \KK ) = \Sym ( n, \KK ) \oplus \Lambda ( n, \KK ) $ ,
\item una base naturale di $ \KK [ x ] $ è data da $ \basis = \{ x ^ n \mid
n \in \NN \} $ , mentre una di $ \KK _ t[x]$ è data da $ \basis \cap
\KK _ t[x] = \{ x^ n \mid n \in \NN \land n \leq t\} $ ( quindi
$ \dim \KK [ x ] = \infty $ e $ \dim \KK _ t [ x ] = t + 1 $ ),
\item una base naturale di $ \KK $ è $ 1 _ \KK = \{ 1 _ \KK \} $ (quindi
$ \dim \KK = 1 $ ),
\item un sottospazio di dimensione $ 1 $ si definisce \textit { retta} ,
uno di dimensione $ 2 $ \textit { piano} , uno di dimensione $ 3 $
\textit { spazio} , e, infine, uno di dimensione $ n - 1 $ un iperpiano,
\item un iperpiano $ \Pi $ è sempre rappresentabile da un'equazione cartesiana
nelle coordinate della rappresentazione della base (infatti ogni
iperpiano è il kernel di un funzionale $ f \in \dual { V } $ , e $ M ^ \basis _ { 1 _ \KK } ( f ) \, [ \vec { v } ] _ \basis = 0 $ è l'equazione cartesiana; è sufficiente prendere una base di $ \Pi $ e completarla
a base di $ V $ con un vettore $ \vec { t } $ , considerando infine
$ \Ker \dual { \vec { t } } $ ).
\end { itemize}
\subsection { Applicazioni lineari, somme dirette, quozienti e
prodotti diretti}
Un'applicazione da $ V $ in $ W $ si dice applicazione lineare
se:
\begin { itemize}
\item $ f ( \vec { v } + \vec { w } ) = f ( \vec { v } ) + f ( \vec { w } ) $ ,
\item $ f ( \alpha \vec { v } ) = \alpha f ( \vec { v } ) $ .
\end { itemize}
Si definisce $ \mathcal { L } ( V, W ) \subseteq W ^ V $ come lo spazio delle
applicazioni lineari da $ V $ a $ W $ . Si definisce
$ \End ( V ) $ come lo spazio degli endomorfismi di $ V $ , ossia
delle applicazioni lineari da $ V $ in $ V $ , dette anche
operatori. Un'applicazione lineare si dice isomorfismo
se è bigettiva. La composizione di funzioni è associativa.
Dato un sottospazio $ A $ di $ V $ , si definisce lo spazio
quoziente $ V / A $ come l'insieme quoziente $ V / { \sim } $ della relazione
di equivalenza $ \vec { a } \sim \vec { b } \iff a - b \in A $ dotato
dell'usuale somma e prodotto esterno. Si scrive $ [ \vec { v } ] _ A $
come $ \vec { v } + A $ e vale che $ A = \vec { 0 } + A $ . In particolare
$ \vec { v } + A = A \iff \vec { v } \in A $ .
Siano $ f : V \to W $ , $ h : V \to W $ , $ g : W \to Z $ tre
applicazioni lineari.
$ \basis _ V $ e $ \basis _ W $ sono
due basi rispettivamente di $ V $ e $ W $ . In particolare
sia $ \basis _ V = \{ \vec { v _ 1 } , \ldots , \vec { v _ n } \} $ . Si
ricorda che $ \rg ( f ) = \dim \Im f $ . Siano $ e $ ed $ e' $ le
basi canoniche rispettivamente di $ \KK ^ n $ e $ \KK ^ m $ .
\begin { itemize}
\item $ f ( \vec { 0 } _ V ) = \vec { 0 } _ W $ ,
\item $ \Ker f = f ^ { - 1 } ( \vec { 0 } _ W ) $ è un sottospazio di $ V $ ,
\item $ \Im f = f ( V ) $ è un sottospazio di $ W $ ,
\item $ \Im f = \Span ( f ( \vec { v _ 1 } ) , \ldots , f ( \vec { v _ n } ) ) $ ,
\item $ f $ è iniettiva $ \iff \Ker f = \zerovecset $ ,
\item $ V / \Ker f \cong \Im f $ (\textit { primo teorema d'isomorfismo} ),
\item $ \dim \Ker f + \dim \Im f = \dim V $ (\textit { teorema del rango} , o formula delle dimensioni,
valido se la dimensione di $ V $ è finita),
\item $ g \circ f $ è un'applicazione lineare da $ V $ in $ Z $ ,
\item la composizione di funzioni è associativa e distributiva
da ambo i lati,
\item $ g \circ ( \alpha f ) = \alpha ( g \circ f ) = ( \alpha g ) \circ f $ ,
se $ \alpha \in \KK $ ,
\item $ \Ker f \subseteq \Ker ( g \circ f ) $ ,
\item $ \Im ( g \circ f ) \subseteq \Im g $ ,
\item $ \dim \Im ( g \circ f ) = \dim \Im \restr { g } { \Im f } =
\dim \Im f - \dim \Ker \restr { g} { \Im f} = \dim \Im f -
\dim (\Ker g \cap \Im f)$ ( è sufficiente applicare la formula delle dimensioni sulla composizione ) ,
\item $ \dim \Im ( g \circ f ) \leq \min \{ \dim \Im g, \dim \Im f \} $ ,
\item $ \dim \Ker ( g \circ f ) \leq \dim \Ker g + \dim \Ker f $ (è
sufficiente applicare la formula delle dimensioni su
$ \restr { ( g \circ f ) } { \Ker ( g \circ f ) } $ ),
\item $ f $ iniettiva $ \implies \dim V \leq \dim W $ ,
\item $ f $ surgettiva $ \implies \dim V \geq \dim W $ ,
\item $ f $ isomorfismo $ \implies \dim V = \dim W $ ,
\item $ g \circ f $ iniettiva $ \implies f $ iniettiva,
\item $ g \circ f $ surgettiva $ \implies g $ surgettiva,
\item $ f $ surgettiva $ \implies \rg ( g \circ f ) = \rg ( g ) $ ,
\item $ g $ iniettiva $ \implies \rg ( g \circ f ) = \rg ( f ) $ ,
\item $ M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } ( f ) = \begin { pmatrix } \; [ f ( \vec { v _ 1 } ) ] _ { \basis _ W } \, \mid \, \cdots \, \mid \, [ f ( \vec { v _ n } ) ] _ { \basis _ W } \; \end { pmatrix } $ è la matrice
associata a $ f $ sulle basi $ \basis _ V $ , $ \basis _ W $ ,
\item $ M ^ V _ W ( f + h ) = M ^ V _ W ( f ) + M ^ V _ W ( h ) $ ,
\item $ M ^ V _ Z ( g \circ f ) = M ^ W _ Z ( g ) M ^ V _ W ( f ) $ ,
\item data $ A \in M ( m, n, \KK ) $ , sia $ f _ A : \KK ^ n \to \KK ^ m $ tale
che $ f _ A ( \vec { x } ) = A \vec { x } $ , allora $ M ^ { e } _ { e' } ( f _ A ) = A $ ,
\item $ f $ è completamente determinata dai suoi valori in una
qualsiasi base di $ V $ ($ M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } $ è un isomorfismo
tra $ \mathcal { L } ( V, W ) $ e $ M ( \dim W, \dim V, \mathbb { K } ) $ ),
\item $ \dim \mathcal { L } ( V, W ) = \dim V \cdot \dim W $ (dall'isomorfismo
di sopra),
\item $ [ \, ] ^ { - 1 } _ { \basis _ W } \circ M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } ( f ) \circ
{ [\, ]_ { \basis _ V} } = f$ ,
\item $ [ f ( \vec { v } ) ] _ { \basis _ W } = M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } ( f ) \cdot
[\vec { v} ]_ { \basis _ V} $ ,
\item $ \Im ( f ) = [ \, ] ^ { - 1 } _ { \basis _ W } \left ( \Im M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } ( f ) \right ) $
\item $ \rg ( f ) = \rg \left ( M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } ( f ) \right ) $ ,
\item $ \Ker ( f ) = [ \, ] ^ { - 1 } _ { \basis _ V } \left ( \Ker M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } ( f ) \right ) $ ,
\item $ \dim \Ker ( f ) = \dim \Ker M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } ( f ) $ .
\end { itemize}
Siano $ \basis _ V' $ , $ \basis _ W' $ altre due basi rispettivamente
di $ V $ e $ W $ . Allora vale il \textit { teorema del cambiamento
di base} :
\[ M ^ { \basis _ V' } _ { \basis _ W' } ( f ) = M ^ { \basis _ W } _ { \basis _ W' } ( id _ W ) \,
M^ { \basis _ V} _ { \basis _ W} (f) \, M^ { \basis _ V'} _ { \basis _ V} (id_ V).\]
Siano $ A $ e $ B $ due sottospazi di $ V $ . $ \basis _ A $ e $ \basis _ B $ sono
due basi rispettivamente di $ A $ e $ B $ .
\begin { itemize}
\item $ A + B = \{ \vec { a } + \vec { b } \in V \mid \vec { a } \in A, \vec { b } \in
B\} $ è un sottospazio,
\item $ \dim ( A + B ) = \dim A + \dim B - \dim ( A \cap B ) $
(\textit { formula di Grassmann} ),
\item $ A $ e $ B $ sono in somma diretta $ \iff A \cap B = \zerovecset \iff $ ogni elemento di $ A + B $ si scrive in modo unico come somma di
$ \vec { a } \in A $ e $ \vec { b } \in B \iff \dim ( A + B ) = \dim A + \dim B $
(in tal caso si scrive $ A + B = A \oplus B $ ),
\item $ \dim V / A = \dim V - \dim A $ (è sufficiente applicare il
teorema del rango alla proiezione al quoziente),
\item $ \dim V \times W = \dim V + \dim W $ ($ \basis _ V \times \{ \vec { 0 } _ W \} \cup \{ \vec { 0 } _ V \} \times \basis _ W $ è una base
di $ V \times W $ ).
\end { itemize}
Si definisce \textit { immersione} da $ V $ in $ V \times W $
l'applicazione lineare $ i _ V $ tale che $ i _ V ( \vec { v } ) = ( \vec { v } , \vec { 0 } ) $ .
Si definisce \textit { proiezione} da $ V \times W $ in $ V $
l'applicazione lineare $ p _ V $ tale che $ p _ V ( \vec { v } , \vec { w } ) = \vec { v } $ .
Analogamente si può fare con gli altri spazi del prodotto cartesiano.
Si dice che $ B $ è un supplementare di $ A $ se $ V = A \oplus B $ (ossia $ \iff
\dim A + \dim B = \dim V \, \land \, A \cap B = \zerovecset $ ) . Il supplementare
non è per forza unico. Per trovare un supplementare di $ A $ è sufficiente
completare $ \basis _ A $ ad una base $ \basis $ di $ V $ e considerare
$ B : = \Span ( \basis \setminus \basis _ A ) $ .
\subsubsection { Somma diretta di più sottospazi}
Si dice che i sottospazi $ W _ 1 $ , ..., $ W _ k $ di $ V $ sono in somma
diretta, e si scrive $ W _ 1 + \ldots + W _ k = W _ 1 \oplus \ldots \oplus W _ k $ ,
se la rappresentazione di un vettore della somma di questi sottospazi
è unica, ossia se esistono unici $ \ww 1 \in W _ 1 $ , ..., $ \ww k \in W _ k $ tali
per cui $ \w \in W _ 1 + \ldots + W _ k $ si scrive come $ \w = \ww 1 + \ldots + \ww k $ . \\
In generale, sono equivalenti i seguenti fatti:
\begin { enumerate} [(i)]
\itemsep 0em
\item $ W _ 1 $ , ..., $ W _ k $ sono in somma diretta,
\item Se esistono $ \ww 1 \in W _ 1 $ , ..., $ \ww k \in W _ k $ tali per cui
$ \ww 1 + \ldots + \ww k = \vec 0 $ , allora $ \ww 1 = \cdots = \ww k = \vec 0 $ (è sufficiente considerare due scritture alternative e poi farne la differenza per dimostrare un'implicazione),
\item Se $ \basis _ { W _ 1 } $ , ..., $ \basis _ { W _ k } $ sono basi di $ W _ 1 $ , ..., $ W _ k $ ,
allora $ \bigcup _ { i = 1 } ^ k \basis _ { W _ i } $ è base di $ W _ 1 + \ldots + W _ k $ (è sufficiente considerare l'indipendenza lineare per dimostrare un'implicazione),
\item $ \dim ( W _ 1 + \ldots + W _ k ) = \dim W _ 1 + \ldots + \dim W _ k $ (si dimostra facilmente che è equivalente a (iii), e quindi che lo è alle altre proposizioni),
\item $ W _ i \cap ( W _ 1 + \ldots + W _ { i - 1 } ) = \zerovecset $ $ \forall 2 \leq i \leq k $ (è sufficiente spezzare la somma in $ ( W _ 1 + \ldots + W _ { i - 1 } ) + W _ i $ e ricondursi al caso di due sottospazi, mostrando in particolare, per induzione, l'equivalenza con (iv), da cui seguono le altre equivalenze),
\item $ W _ i \cap ( W _ 1 + \ldots + W _ { i - 1 } + \widehat { W _ i } + W _ { i + 1 } + W _ k ) = \zerovecset $ $ \forall 1 \leq i \leq k $ , ossia $ W _ i $ , intersecato con la somma
dei restanti sottospazi, è di dimensione nulla (è facile ricondursi alla proposizione (v) per induzione).
\end { enumerate}
\subsection { Proprietà generali delle matrici}
Si dice che una matrice $ A \in M ( n, \KK ) $ è singolare se $ \det ( A ) = 0 $ ,
o equivalentemente se non è invertibile. Compatibilmente, si
dice che una matrice $ A \in M ( n, \KK ) $ è non singolare se $ \det ( A ) \neq
0$ , ossia se $ A$ è invertibile.
Si definisce la matrice trasposta di
$ A \in M ( m, n, \KK ) $ , detta $ A ^ \top $ , in modo
tale che $ A _ { ij } = A ^ \top _ { ji } $ .
\begin { itemize}
\item $ ( AB ) ^ \top = B ^ \top A ^ \top $ ,
\item $ ( A + B ) ^ \top = A ^ \top + B ^ \top $ ,
\item $ ( \lambda A ) ^ \top = \lambda A ^ \top $ ,
\item $ ( A ^ \top ) ^ \top = A $ ,
\item se $ A $ è invertibile, $ ( A ^ \top ) ^ { - 1 } = ( A ^ { - 1 } ) ^ \top $ ,
\item $ \begin { pmatrix }
A
& \rvline & B \\
\hline
C & \rvline &
D
\end { pmatrix} \begin { pmatrix}
E
& \rvline & F \\
\hline
G & \rvline &
H
\end { pmatrix} =\begin { pmatrix}
AE+BG
& \rvline & AF+BH \\
\hline
CE+DG & \rvline &
CF+DH
\end { pmatrix} $ .
\end { itemize}
Siano $ A \in M ( m, n, \KK ) $ e $ B \in M ( n, m, \KK ) $ .
Si definisce $ \GL ( n, \KK ) $ come il gruppo delle matrici
di taglia $ n $ invertibili sulla moltiplicazione matriciale. Si definisce
triangolare superiore una matrice i cui elementi al di sotto
della diagonale sono nulli, mentre si definisce triangolare
inferiore una matrice i cui elementi nulli sono quelli al di sopra
della diagonale.
Si definiscono
\[ Z ( M ( n, \KK ) ) = \left \{ A \in M ( n, \KK ) \mid AB = BA \, \forall B \in M ( n, \KK ) \right \} , \]
ossia l'insieme delle matrici che commutano con tutte le altre matrici, e
\[ Z _ { \GL } ( M ( n, \KK ) ) = \left \{ A \in M ( n, \KK ) \mid AB = BA \, \forall B \in \GL ( n, \KK ) \right \} , \]
ovvero l'insieme delle matrici che commutano con tutte le matrici
di $ \GL ( n, \KK ) $ .
Si definisce $ \tr \in M ( m, \KK ) ^ * $ come il funzionale che associa
ad ogni matrice la somma degli elementi sulla sua diagonale.
\begin { itemize}
\item $ \tr ( A ^ \top ) = \tr ( A ) $ ,
\item $ \tr ( AB ) = \tr ( BA ) $ ,
\item $ Z ( M ( n, \KK ) ) = \Span ( I _ n ) $ ,
\item $ Z _ { \GL } ( M ( n, \KK ) ) = \Span ( I _ n ) $ .
\end { itemize}
Sia $ A \in M ( n, \KK ) $ . Sia $ C _ A \in \End ( M ( n, \KK ) ) $ definito in modo
tale che $ C _ A ( B ) = AB - BA $ . Allora $ \Ker C _ A = M ( n, \KK )
\iff A \in \Span (I_ n)$ . Siano $ I$ un insieme di $ n^ 2$ indici
distinti, allora l'insieme
\[ T = \left \{ A ^ i \mid i \in I \right \} \]
è linearmente dipendente (è sufficiente notare che
se così non fosse, se $ A \notin \Span ( I _ n ) $ ,
tale $ T $ sarebbe base di $ M ( n, \KK ) $ , ma
così $ \Ker C _ A = M ( n, \KK ) \implies A \in \Span ( I _ n ) $ ,
\Lightning { } , e che se $ A \in \Span ( I _ n ) $ , $ T $
è chiaramente linearmente dipendente).
In generale esiste sempre un polinomio $ p ( X ) \in \KK [ x ] $
di grado $ n $ tale per cui $ p ( A ) = 0 $ , dove un tale polinomio
è per esempio il polinomio caratteristico di $ p $ , ossia $ p ( \lambda ) =
\det (\lambda I_ n - A)$ ( \textit { teorema di
Hamilton-Cayley} ).
\subsection { Rango di una matrice}
Si definisce rango di una matrice $ A $ il numero di colonne linearmente
indipendenti di $ A $ . Siano $ A $ , $ B \in M ( m, n, \KK ) $ .
\begin { itemize}
\item $ \rg ( A ) = \rg ( A ^ \top ) $ (i.e.~il rango è lo stesso se calcolato
sulle righe invece che sulle colonne),
\item $ \rg ( A ) \leq \min \{ m, n \} $ (come conseguenza dell'affermazione
precedente),
\item $ \rg ( A + B ) \leq \rg ( A ) + \rg ( B ) \impliedby \Im ( A + B ) \subseteq
\Im (A) + \Im (B)$ ,
\item $ \rg ( A + B ) = \rg ( A ) + \rg ( B ) \implies \Im ( A + B ) = \Im ( A ) \oplus \Im ( B ) $ (è sufficiente applicare la formula di Grassmann),
\item $ \rg ( A ) $ è il minimo numero di matrici di rango uno che
sommate restituiscono $ A $ (è sufficiente usare la proposizione
precedente per dimostrare che devono essere almeno $ \rg ( A ) $ ),
\item $ \rg ( A ) = 1 \implies \exists B \in M ( m, 1 , \KK ) $ , $ C \in M ( 1 , n, \KK ) \mid A = BC $ (infatti $ A $ può scriversi come $ \begin { pmatrix } [ c|c|c ] \alpha _ 1 A ^ i & \cdots & \alpha _ n A ^ i \end { pmatrix } $ per un certo $ i \leq n $ tale che $ A ^ i \neq \vec { 0 } $ ).
\end { itemize}
Siano $ A \in M ( m, n, \KK ) $ , $ B \in M ( n, k, \KK ) $ e $ C \in M ( k, t, \KK ) $ .
\begin { itemize}
\item $ \rg ( AB ) \geq \rg ( A ) + \rg ( B ) - n $ (\textit { disuguaglianza
di Sylvester} -- è sufficiente
usare la formula delle dimensioni ristretta alla composizione
$ f _ A \circ f _ B $ ),
\item $ \rg ( ABC ) \geq \rg ( AB ) + \rg ( BC ) - \rg ( B ) $ (\textit { disuguaglianza di Frobenius} , di cui la proposizione
precedente è un caso particolare con $ B = I _ n $ e $ k = n $ ),
\item $ \rg ( AB ) = \rg ( B ) \impliedby \Ker A = \zerovecset $ (è
sufficiente usare la formula delle dimensioni ristretta
alla composizione $ f _ A \circ f _ B $ ),
\item $ \rg ( AB ) = \rg ( A ) \impliedby f _ B $ surgettiva (come sopra).
\end { itemize}
Sia $ A \in M ( n, \KK ) $ .
\begin { itemize}
\item se $ A $ è antisimmetrica e il campo su cui si fonda
lo spazio vettoriale non ha caratteristica $ 2 $ , allora
$ \rg ( A ) $ è pari,
\item $ \rg ( A ) = n \iff \dim \Ker A = 0 \iff \det ( A ) \neq 0 \iff A $ è invertibile,
\end { itemize}
\subsection { Sistemi lineari, algoritmo di eliminazione di Gauss ed
SD-equivalenza}
Un sistema lineare di $ m $ equazioni in $ n $ variabili può essere
rappresentato nella forma $ A \vec { x } = B $ , dove $ A \in M ( m, n, \KK ) $ ,
$ \vec { x } \in \KK ^ n $ e $ B \in \KK ^ m $ . Un sistema lineare si
dice omogeneo se $ B = \vec { 0 } $ . In tal caso l'insieme delle soluzioni del
sistema coincide con $ \Ker A = \Ker f _ A $ , dove $ f _ A : \KK ^ n \to \KK ^ m $ è
l'applicazione lineare indotta dalla matrice $ A $ . Le soluzioni
di un sistema lineare sono raccolte nel sottospazio affine
$ \vec { s } + \Ker A $ , dove $ \vec { s } $ è una qualsiasi soluzione
del sistema completo.
\begin { itemize}
\item $ A \vec { x } = B $ ammette soluzione se e solo se
$ B \in \Span ( A ^ 1 , \ldots , A ^ n ) \iff \Span ( A ^ 1 , \ldots , A ^ n, B ) =
\Span (A^ 1, \ldots , A^ n) \iff \dim \Span (A^ 1, \ldots , A^ n, B) =
\dim \Span (A^ 1, \ldots , A^ n) \iff
\dim \Im (A \mid B) = \dim \Im A \iff \rg (A \mid B) = \rg (A)$
(\textit { teorema di Rouché-Capelli} ),
\item $ A \vec { x } = B $ , se la ammette, ha un'unica soluzione
se e solo se $ \Ker A = \zerovecset \iff \rg A = n $ .
\end { itemize}
Si definiscono tre operazioni sulle righe di una matrice $ A $ :
\begin { enumerate}
\item l'operazione di scambio di riga,
\item l'operazione di moltiplicazione di una riga
per uno scalare non nullo,
\item la somma di un multiplo non nullo di una riga
ad un'altra riga distinta.
\end { enumerate}
Queste operazioni non variano né $ \Ker A $ né $ \rg ( A ) $ . Si possono effettuare le stesse medesime operazioni
sulle colonne (variando tuttavia $ \Ker A $ , ma lasciando
invariato $ \Im A $ -- e quindi $ \rg ( A ) $ ). L'algoritmo di eliminazione di Gauss
procede nel seguente modo:
\begin { enumerate}
\item se $ A $ ha una riga, l'algoritmo termina;
\item altrimenti si prenda la prima riga di $ A $ con il primo elemento
non nullo e la si scambi con la prima riga di $ A $ (in caso
non esista, si proceda all'ultimo passo),
\item per ogni riga di $ A $ con primo elemento non nullo,
esclusa la prima, si sottragga un multiplo della prima riga in modo
tale che la riga risultante abbia il primo elemento nullo,
\item si ripeta l'algoritmo considerando come matrice $ A $ la
matrice risultante dall'algoritmo senza la prima riga e la
prima colonna (in caso tale matrice non possa esistere,
l'algoritmo termina).
\end { enumerate}
Si definiscono \textit { pivot} di una matrice l'insieme dei primi
elementi non nulli di ogni riga della matrice.
Il rango della matrice iniziale $ A $ è pari al numero di \textit { pivot}
della matrice risultante dall'algoritmo di eliminazione di Gauss.
Una matrice che processata dall'algoritmo di eliminazione di Gauss
restituisce sé stessa è detta matrice a scala.
Agendo solo attraverso
operazioni per riga, l'algoritmo di eliminazione di Gauss non
modifica $ \Ker A $ (si può tuttavia integrare l'algoritmo con le
operazioni per colonna, perdendo quest'ultimo beneficio).
Agendo
su una matrice a scala con operazioni per riga considerando
la matrice riflessa (ossia dove l'elemento $ ( 1 , 1 ) $ e $ ( m, n ) $ sono
scambiati), si può ottenere una matrice a scala ridotta,
ossia un matrice dove tutti i pivot sono $ 1 $ e dove tutti
gli elementi sulle colonne dei pivot, eccetto i pivot stessi,
sono nulli.
Si definisce:
\[ I ^ { m \times n } _ r =
\begin { pmatrix}
I_ r
& \rvline & \bigzero \\
\hline
\bigzero & \rvline &
\bigzero
\end { pmatrix} \in M(m, n, \KK ). \]
Per ogni applicazione lineare $ f : V \to W $ , con $ \dim V = n $ e
$ \dim W = m $ esistono due basi $ \basis _ V $ , $ \basis _ W $ rispettivamente
di $ V $ e $ W $ tale che $ M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } ( f ) = I ^ { m \times n } _ r $ ,
dove $ r = \rg ( f ) $ (è sufficiente completare con $ I $ a base di $ V $ una base
di $ \Ker f $ e poi prendere come base di $ W $ il completamento di $ f ( I ) $
su una base di $ W $ ).
Si definisce SD-equivalenza la relazione d'equivalenza su
$ M ( m, n, \KK ) $ indotta dalla relazione $ A \sim _ { SD } B \iff \exists P \in
\GL (m, \KK )$ , $ Q \in \GL (n, \KK ) \mid A=PBQ$ . L'invariante completo
della SD-equivalenza è il rango: $ \rg ( A ) = \rg ( B ) \iff A \sim _ { SD } B $
(infatti $ \rg ( A ) = r \iff A \sim _ { SD } I ^ { m \times n } _ r $ -- è sufficiente
applicare il cambio di base e sfruttare il fatto che esistono
sicuramente due basi per cui $ f _ A $ ha $ I ^ { m \times n } _ r $ come
matrice associata).
Poiché $ I ^ { m \times n } _ r $ ha sempre rango $ r $ , l'insieme
quoziente della SD-equivalenza su $ M ( m, n, \KK ) $ è il seguente:
\[ M ( m, n, \KK ) / { \sim _ { SD } } = \left \{ [ \vec { 0 } ] , \left [ I ^ { m \times n } _ 1 \right ] , \ldots , \left [ I ^ { m \times n } _ { \min \{ m, n \} } \right ] \right \} , \]
contenente esattamente $ \min \{ m, n \} $ elementi. L'unico elemento
di $ [ \vec { 0 } ] $ è $ \vec { 0 } $ stesso.
\subsubsection { La regola di Cramer}
Qualora $ m = n $ e $ A $ fosse invertibile (i.e. $ \det ( A ) \neq 0 $ ),
per calcolare il valore di $ \vec { x } $ si può applicare
la regola di Cramer.
Si definisce:
\[ A _ i ^ * = \begin { pmatrix }
A^ 1 & \cdots & A^ i \to B & \cdots & A^ n
\end { pmatrix} , \]
dove si sostituisce alla $ i $ -esima colonna di $ A $ il vettore $ B $ . Allora
vale la seguente relazione:
\[ \vec { x } = \frac { 1 } { \det ( A ) } \begin { pmatrix }
\det (A_ 1^ *) \\ \vdots \\ \det (A_ n^ *)
\end { pmatrix} . \]
\subsection { L'inverso (generalizzato e non) di una matrice}
Si definisce matrice dei cofattori di una matrice $ A \in M ( n, \KK ) $ la
seguente matrice:
\[ \Cof A = \begin { pmatrix }
\Cof _ { 1,1} (A) & \ldots & \Cof _ { 1,n} (A) \\
\vdots & \ddots & \vdots \\
\Cof _ { n,1} (A) & \ldots & \Cof _ { n,n} (A),
\end { pmatrix} , \]
dove, detta $ A _ { i,j } $ il minore di $ A $ ottenuto eliminando
la $ i $ -esima riga e la $ j $ -esima colonna, si definisce il cofattore (o
complemento algebrico) nel seguente modo:
\[ \Cof _ { i,j } ( A ) = ( - 1 ) ^ { i + j } \det ( A _ { i, j } ) . \]
Si definisce inoltre l'aggiunta classica:
\[ \adj ( A ) = ( \Cof A ) ^ \top . \]
Allora, se $ A $ ammette un inverso (i.e. se $ \det ( A ) \neq 0 $ ),
vale la seguente relazione:
\[ A ^ { - 1 } = \frac { 1 } { \det ( A ) } \adj ( A ) . \]
\vskip 0.05in
Quindi, per esempio, $ A ^ { - 1 } $ è a coefficienti
interi $ \iff \det ( A ) = \pm 1 $ .
Siano $ A $ , $ B \in M ( n, \KK ) $ .
\begin { itemize}
\item $ \adj ( AB ) = \adj ( B ) \adj ( A ) $ ,
\item $ \adj ( A ^ \top ) = \adj ( A ) ^ \top $ .
\end { itemize}
Si definisce inverso generalizzato di una matrice $ A \in M ( m, n, \KK ) $
una matrice $ X \in M ( n, m, \KK ) \mid AXA = A $ . Ogni matrice ammette
un inverso generalizzato (è sufficiente considerare gli inversi
generalizzati di $ I ^ { m \times n } _ r $ e la SD-equivalenza di $ A $
con $ I ^ { m \times n } _ r $ , dove $ \rg ( A ) = r $ ). Se $ m = n $ ed $ A $ è invertibile, allora
$ A ^ { - 1 } $ è l'unico inverso generalizzato di $ A $ . Gli inversi
generalizzati di $ I ^ { m \times n } _ r $ sono della forma:
\[ X =
\begin { pmatrix}
I_ r
& \rvline & B \\
\hline
C & \rvline &
D
\end { pmatrix} \in M(m, n, \KK ). \]
\subsection { Endomorfismi e similitudine}
Si definisce la similitudine tra matrici su $ M ( n, \KK ) $ come la relazione
di equivalenza determinata da $ A \sim B \iff \exists P \in \GL ( n, \KK )
\mid A = PBP^ { -1} $ . $ A \sim B \implies \rg (A)=\rg (B)$ , $ \tr (A)=\tr (B)$ ,
$ \det ( A ) = \det ( B ) $ , $ P _ \lambda ( A ) = P _ \lambda ( B ) $ (invarianti \textit { non completi} della similitudine).
Vale inoltre che $ A \sim B \iff A $ e $ B $ hanno la stessa forma
canonica di Jordan, a meno di permutazioni dei blocchi di Jordan
(invariante \textit { completo} della similitudine). La matrice
identità è l'unica matrice identica a sé stessa.
Sia $ p \in \End ( V ) $ . Si dice che un endomorfismo è un automorfismo
se è un isomorfismo. Gli automorfismi formano un sottospazio vettoriale
di $ \End ( V ) $ denotato con $ \Aut ( V ) $ o $ \GL ( V ) $ . Siano $ \basis $ , $ \basis ' $ due qualsiasi
basi di $ V $ .
\begin { itemize}
\item $ p $ automorfismo $ \iff p $ iniettivo $ \iff p $ surgettivo (è
sufficiente applicare la formula delle dimensioni),
\item $ M ^ \basis _ { \basis ' } ( id _ V ) M ^ { \basis ' } _ \basis ( id _ V )
= I_ n$ ( dunque entrambe le matrici sono invertibili e sono
l'una l'inverso dell'altra),
\item se $ p $ è un automorfismo, $ M ^ \basis _ { \basis ' } ( p ^ { - 1 } ) =
M^ { \basis '} _ \basis (p)^ { -1} $ ,
\item $ M ^ \basis _ { \basis } ( p ) = \underbrace { M ^ { \basis ' } _ \basis ( id _ V ) } _ { P } \,
M^ { \basis '} _ { \basis '} (p) \,
\underbrace { M^ { \basis } _ { \basis '} (id_ V)} _ { P^ { -1} } $ ( ossia
$ M ^ \basis _ { \basis } ( p ) \sim M ^ { \basis ' } _ { \basis ' } ( p ) $ ).
\end { itemize}
$ M ^ \basis _ { \basis ' } ( id _ V ) M ^ { \basis ' } _ \basis ( id _ V )
= I_ n$ . Dunque entrambe le matrici sono invertibili. Inoltre
$ M ^ \basis _ \basis ( id _ V ) = I _ n $ .
Si definisce un analogo della similitudine anche per gli endomorfismi:
due endomorfismi $ f $ , $ g \in \End ( V ) $ si dicono coniugati se e solo se $ \exists
h \in \GL (V) \mid f = h \, g \, h\inv $ . Il coniugio induce in particolare
un'altra relazione di equivalenza. Due endomorfismi $ f $ e $ g $ sono coniugati
se e solo se le loro matrici associate nella stessa base $ \basis $ sono simili.
\subsubsection { Duale, biduale e annullatore}
Si definisce duale di uno spazio vettoriale $ V $ lo
spazio $ \dual { V } = \mathcal { L } ( V, \KK ) $ , i cui elementi
sono detti funzionali. Analogamente
il biduale è il duale del duale di $ V $ : $ \bidual { V } = \dual { ( \dual { V } ) } = \mathcal { L } ( \dual { V } , \KK ) $ .
Sia data una base $ \basis = \{ \vec { v _ 1 } , \ldots , \vec { v _ n } \} $ di
uno spazio vettoriale $ V $ di dimensione $ n $ . Allora $ \dim \dual { V }
= \dim \mathcal { L} (V, \KK ) = \dim V \cdot \dim \KK = \dim V$ . Si definisce
il funzionale $ \dual { \vec { v _ i } } $ come l'applicazione lineare
univocamente determinata dalla relazione:
\[ \dual { \vec { v _ i } } ( \vec { v _ j } ) = \delta _ { ij } . \]
\vskip 0.05in
Sia $ \basis ^ * = \{ \vec { v _ 1 } ^ * , \ldots , \vec { v _ n } ^ * \} $ . Allora
$ \basis ^ * $ è una base di $ \dual { V } $ . Poiché $ V $ e $ \dual { V } $
hanno la stesso dimensione, tali spazi sono isomorfi, sebbene
non canonicamente. Ciononostante, $ V $ e $ \bidual { V } $ sono
canonicamente isomorfi tramite l'isomorfismo:
\[ \bidual { \varphi } : V \to \bidual { V } , \; \vec { v } \mapsto \restr { \val } { \dual { V } } , \]
che associa ad ogni vettore $ \vec { v } $ la funzione
di valutazione in una funzionale in $ \vec { v } $ , ossia:
\[ \restr { \val } { \dual { V } } : \dual { V } \to \KK , \; f \mapsto f ( \vec { v } ) . \]
Sia $ U \subseteq V $ un sottospazio di $ V $ .
Si definisce il sottospazio di $ \mathcal { L } ( V, W ) $ :
\[ \Ann _ { \mathcal { L } ( V, W ) } ( U ) = \left \{ f \in \mathcal { L } ( V, W ) \mid f ( U ) = \zerovecset \right \} . \]
Se $ V $ è a dimensione finita, la dimensione di
$ \Ann ( U ) $ è pari a $ ( \dim V - \dim U ) \cdot \dim W $ (è sufficiente
prendere una base di $ U $ , completarla a base di $ V $ e
notare che $ f ( U ) = \zerovecset \iff $ ogni valutazione
in $ f $ degli elementi della base di $ U $ è nullo $ \iff $ la matrice
associata di $ f $ ha tutte colonne nulle in corrispondenza degli
elementi della base di $ U $ ).
Si scrive semplicemente $ \Ann ( U ) $ quando $ W = \KK $ (ossia
quando le funzioni sono funzionali di $ V $ ). In tal
caso $ \dim \Ann ( U ) = \dim V - \dim U $ .
\begin { itemize}
\item $ \bidual { \varphi } ( U ) \subseteq \Ann ( \Ann ( U ) ) $ ,
\item se $ V $ è a dimensione finita, $ \bidual { \varphi } ( U ) = \bidual { U } = \Ann ( \Ann ( U ) ) $ (è sufficiente
applicare la formula delle dimensioni $ \restr { \bidual { \varphi } } { U } $ e notare l'uguaglianza
tra le due dimensioni),
\item se $ V $ è a dimensione finita e $ W $ è un altro
sottospazio di $ V $ ,
$ U = W \iff \Ann ( U ) = \Ann ( W ) $ (è sufficiente
considerare $ \Ann ( \Ann ( U ) ) = \Ann ( \Ann ( W ) ) $ e
applicare la proposizione precedente, ricordandosi
che $ \bidual { \varphi } $ è un isomorfismo, ed è
dunque iniettivo).
\end { itemize}
Si definisce l'applicazione trasposta $ ^ \top $ da $ \mathcal { L } ( V, W ) $ a
$ \mathcal { L } ( \dual { W } , \dual { V } ) $ in modo tale che $ f ^ \top ( g )
= g \circ f \in \dual { V} $ . Siano $ f$ , $ g \in \mathcal { L} (V,W)$ e
sia $ h \in \mathcal { L } ( W,Z ) $ .
\begin { itemize}
\item $ ( f + g ) ^ \top = f ^ \top + g ^ \top $ ,
\item $ ( \lambda f ) ^ \top = \lambda f ^ \top $ ,
\item se $ f $ è invertibile, $ ( f ^ { - 1 } ) ^ \top = ( f ^ \top ) ^ { - 1 } $ ,
\item $ ( h \circ f ) ^ \top = f ^ \top \circ h ^ \top $ .
\end { itemize}
Siano $ \basis _ V $ , $ \basis _ W $ due basi rispettivamente di $ V $ e
di $ W $ . Allora vale la seguente relazione:
\[ M ^ { \basis _ W ^ * } _ { \basis _ V ^ * } ( f ^ \top ) = M ^ { \basis _ V } _ { \basis _ W } ( f ) ^ \top . \]
\subsection { Applicazioni multilineari}
Sia $ f : V _ 1 \times \ldots \times V _ n \to W $ un'applicazione, dove
$ V _ i $ è uno spazio vettoriale $ \forall i \leq n $ , così come $ W $ . Tale
applicazione si dice $ n $ -lineare ed appartiene allo spazio
$ \Mult ( V _ 1 \times \ldots \times V _ n, W ) $ , se è lineare in ogni sua coordinata, ossia se:
\begin { itemize}
\item $ f ( x _ 1 , \ldots , x _ i + y _ i, \ldots , x _ n ) =
f(x_ 1, \ldots , x_ i, \ldots , x_ n) + f(x_ 1, \ldots , y_ i, \ldots , x_ n)$ ,
\item $ f ( x _ 1 , \ldots , \alpha x _ i, \ldots , x _ n ) = \alpha f ( x _ 1 , \ldots , x _ i, \ldots , x _ n ) $ .
\end { itemize}
Sia $ W = \KK $ , e siano tutti gli spazi $ V _ i $ fondati su tale campo: allora
$ \Mult ( V _ 1 \times \ldots \times V _ n, \KK ) $ si scrive anche come $ V _ 1 ^ * \otimes \ldots \otimes V _ n ^ * $ , e tale spazio
è detto prodotto tensoriale tra $ V _ 1 $ , ..., $ V _ n $ .
Sia $ V _ i $ di dimensione finita $ \forall i \leq n $ . Siano $ \basis _ { V _ i } = \left \{ \vec { v ^ { ( i ) } _ 1 } , \ldots , \vec { v ^ { ( i ) } _ { k _ i } } \right \} $ base
di $ V _ i $ , dove $ k _ i = \dim V _ i $ .
Si definisce l'applicazione $ n $ -lineare $ \dual { \vec { v ^ { ( 1 ) } _ { j _ 1 } } }
\otimes \cdots \otimes \dual { \vec { v^ { (n)} _ { j_ n} } } \in \Mult (V_ 1 \times \ldots
\times V_ n, \KK )$ univocamente determinata dalla relazione:
\[ \dual { \vec { v ^ { ( 1 ) } _ { j _ 1 } } } \otimes \cdots \otimes \dual { \vec { v ^ { ( n ) } _ { j _ n } } } ( \vec { w _ 1 } , \ldots , \vec { w _ n } ) = \dual { \vec { v ^ { ( 1 ) } _ { j _ 1 } } } ( \vec { w _ 1 } ) \cdots \dual { \vec { v ^ { ( n ) } _ { j _ n } } } ( \vec { w _ n } ) . \]
Si definisce l'insieme $ \basis _ { \otimes } $ nel seguente modo:
\[ \basis _ { \otimes } = \left \{ \dual { \vec { v ^ { ( 1 ) } _ { j _ 1 } } } \otimes \cdots \otimes \dual { \vec { v ^ { ( n ) } _ { j _ n } } } \mid 1 \leq j _ 1 \leq k _ 1 , \, \ldots , \, 1 \leq j _ n \leq k _ n \right \} . \]
Poiché ogni applicazione $ n $ -lineare è univocamente determinata
dai valori che assume ogni combinazione degli elementi delle basi
degli spazi $ V _ i $ , vi è un isomorfismo tra $ \Mult ( V _ 1 \times \ldots
\times V_ n, \KK )$ e $ \KK ^ { \basis _ { V_ 1} \times \cdots \times \basis _ { V_ n} } $ , che ha dimensione $ \prod _ { i=1} ^ n k_ i = k$ . Pertanto
anche $ \dim \Mult ( V _ 1 \times \ldots \times V _ n, \KK ) = k $ .
Poiché $ \basis _ { \otimes } $ genera $ \Mult ( V _ 1 \times \ldots
\times V_ n, \KK )$ e i suoi elementi sono tanti quanto è la
dimensione dello spazio, tale insieme è una base di $ \Mult ( V _ 1 \times
\ldots \times V_ n, \KK )$ .
Se $ V _ i = V _ 1 = V $ $ \forall i \leq n $ , si dice che $ \Mult ( V ^ n, \KK ) $
è lo spazio delle forme $ n $ -lineari di $ V $ .
\subsubsection { Applicazioni multilineari simmetriche}
Sia $ V $ uno spazio di dimensione $ n $ . Una
forma $ k $ -lineare $ f $ si dice simmetrica
ed appartiene allo spazio $ \Sym ^ k ( V ) $ se:
\[ f ( \vec { x _ 1 } , \ldots , \vec { x _ k } ) = f ( \vec { x _ { \sigma ( 1 ) } } , \ldots , \vec { x _ { \sigma ( k ) } } ) , \quad \forall \sigma \in S _ k. \]
Poiché ogni applicazione $ n $ -lineare simmetrica è univocamente
determinata dai valori che assume negli elementi della base
disposti in modo non decrescente, $ \dim \Sym ^ k ( V ) = \binom { n + k - 1 } { k } $ .
Sia $ \basis = \{ \vec { v _ 1 } , \ldots , \vec { v _ n } \} $ una base
di $ V $ . Dato un insieme di indici non decrescente $ I $ ,
si definisce il prodotto simmetrico (o \textit { prodotto vee} )
$ \dual { \vec { v _ { i _ 1 } } } \vee \cdots \vee \dual { \vec { v _ { i _ k } } } $
tra elementi della base come la forma $ k $ -lineare simmetrica
determinata dalla relazione:
\[ \dual { \vec { v _ { i _ 1 } } } \vee \cdots \vee \dual { \vec { v _ { i _ k } } } = \sum _ { \sigma \in S _ k } \dual { \vec { v _ { i _ { \sigma ( 1 ) } } } } \otimes \cdots \otimes \dual { \vec { v _ { i _ { \sigma ( k ) } } } } . \]
Si definisce l'insieme:
\[ \basis _ { \Sym } = \left \{ \dual { \vec { v _ { i _ 1 } } } \vee \cdots \vee \dual { \vec { v _ { i _ k } } } \mid 1 \leq i _ 1 \leq \cdots \leq i _ k \leq n \right \} . \]
L'insieme $ \basis _ { \Sym } $ è sia generatore che linearmente
indipendente su $ \Sym ^ k ( V ) $ , ed è dunque base. Allora
$ \dim \Sym ^ k ( V ) = \binom { n + k - 1 } { k } $ .
\subsubsection { Applicazioni multilineari alternanti}
Sia $ V $ uno spazio di dimensione $ n $ . Una forma
$ k $ -lineare $ f $ si dice alternante (o antisimmetrica)
ed appartiene allo spazio $ \Lambda ^ k ( V ) $ (talvolta scritto
come $ \operatorname { Alt } ^ k ( V ) $ ) se:
\[ f ( x _ 1 , \ldots , x _ k ) = 0 \impliedby \exists \, i, j \leq k \mid x _ i = x _ j. \]
\vskip 0.05in
Questo implica che:
\[ f ( x _ 1 , \ldots , x _ k ) = \sgn ( \sigma ) f ( x _ { \sigma ( 1 ) } , \ldots , x _ { \sigma ( n ) } ) , \quad \forall \sigma \in S _ k \]
Se $ k > n $ , un argomento della base di $ V $ si ripete sempre nel
computo $ f $ negli elementi della base, e quindi ogni alternante è
pari a $ \vec { 0 } $ , ossia $ \dim \Lambda ^ k ( V ) = 0 $ .
Sia $ \basis = \{ \vec { v _ 1 } , \ldots , \vec { v _ n } \} $ una base
di $ V $ . Dato un insieme di indici crescente $ I $ ,
si definisce il prodotto esterno (o \textit { prodotto wedge} )
$ \dual { \vec { v _ { i _ 1 } } } \wedge \cdots \wedge \dual { \vec { v _ { i _ k } } } $
tra elementi della base come la forma $ k $ -lineare alternante
determinata dalla relazione:
\[ \dual { \vec { v _ { i _ 1 } } } \wedge \cdots \wedge \dual { \vec { v _ { i _ k } } } = \sum _ { \sigma \in S _ k } \sgn ( \sigma ) \, \dual { \vec { v _ { i _ { \sigma ( 1 ) } } } } \otimes \cdots \otimes \dual { \vec { v _ { i _ { \sigma ( k ) } } } } . \]
Si definisce l'insieme:
\[ \basis _ { \Lambda } = \left \{ \dual { \vec { v _ { i _ 1 } } } \wedge \cdots \wedge \dual { \vec { v _ { i _ k } } } \mid 1 \leq i _ 1 < \cdots < i _ k \leq n \right \} . \]
L'insieme $ \basis _ { \Lambda } $ è sia generatore che linearmente
indipendente su $ \Lambda ^ k ( V ) $ , ed è dunque base. Allora
$ \dim \Lambda ^ k ( V ) = \binom { n } { k } $ . Riassumendo si può scrivere:
\[ \dim \Lambda ^ k ( V ) = \begin { cases } 0 & \text { se } k > n \, , \\ \binom { n } { k } & \text { altrimenti } . \end { cases } \]
Quindi è quasi sempre vero che:
\[ \underbrace { \dim \Sym ^ k ( V ) } _ { = \, \binom { n + k - 1 } { k } } + \underbrace { \dim \Lambda ^ k ( V ) } _ { \leq \, \binom { n } { k } } < \underbrace { \dim \Mult ( V ^ k, \KK ) } _ { = \, n ^ k } , \]
e dunque che $ \Sym ^ k ( V ) + \Lambda ^ k ( V ) \neq \Mult ( V ^ k, \KK ) $ .
\subsection { Determinante di una matrice}
Si definisce il determinante $ \det $ di una matrice di taglia
$ n \times n $ come l'unica forma $ n $ -lineare alternante di $ ( \KK ^ n ) ^ n $
tale che $ \det ( \vec { e _ 1 } , \ldots , \vec { e _ n } ) = 1 $ (infatti
$ \dim \Lambda ^ n ( V ) = \binom { n } { n } = 1 $ , e quindi ogni forma
alternante è multipla delle altre, eccetto per lo zero).
Equivalentemente $ \det = \dual { \vec { e _ 1 } } \, \wedge \cdots \wedge \, \dual { \vec { e _ n } } $ .
Siano $ A $ , $ B \in M ( n, \KK ) $ . Si scrive
$ \det ( A ) $ per indicare $ \det ( A _ 1 , \ldots , A _ n ) $ . Vale pertanto la
seguente relazione:
\[ \det ( A ) = \sum _ { \sigma \in S _ n } \sgn ( \sigma ) \, a _ { 1 \sigma ( 1 ) } \cdots a _ { n \sigma ( n ) } . \]
\begin { itemize}
\item $ \det ( I _ n ) = 1 $ ,
\item $ \det \begin { pmatrix }
a & b \\ c & d
\end { pmatrix} = ad-bc$ ,
\item $ \det \begin { pmatrix }
a & b & c \\ d & e & f \\ g & h & i
\end { pmatrix} = a(ei-fh) - b(di-fg) + c(dh-eg)$ ,
\item $ \det ( A ) \neq 0 \iff A $ invertibile (ossia non singolare),
\item $ \det ( \lambda A ) = \lambda ^ n A $ ,
\item $ \det ( A ) = \det ( A ^ \top ) $ (è sufficiente applicare la definizione
di $ \det $ e manipolare algebricamente il risultato per evidenziare
l'uguaglianza),
\item se $ A $ è antisimmetrica, $ n $ è dispari e $ \Char \KK \neq 2 $ ,
$ \det ( A ) = \det ( - A ^ \top ) = ( - 1 ) ^ n \det ( A ^ \top ) = ( - 1 ) ^ n \det ( A ) = - \det ( A ) \implies \det ( A ) = 0 $ (quindi ogni matrice antisimmetrica di taglia
dispari non è invertibile),
\item $ \det ( AB ) = \det ( A ) \det ( B ) $ (\textit { teorema di Binet} -- è
sufficiente considerare la forma $ \frac { \det ( AB ) } { \det ( B ) } $ in
funzione delle righe di $ A $ e determinare che tale forma
è alternante e che vale $ 1 $ nell'identità, e che, per l'unicità
del determinante, deve obbligatoriamente essere pari a
$ \det ( A ) $ ),
\item se $ A $ è invertibile, $ \det ( A ^ { - 1 } ) = \det ( A ) ^ { - 1 } $ ,
\item $ \det \begin { pmatrix }
\lambda _ { 1} & & \\
& \ddots & \\
& & \lambda _ { n}
\end { pmatrix} = \det (\lambda _ 1 \vec { e_ 1} , \ldots , \lambda _ n \vec { e_ n} ) = \prod _ { i=1} ^ n \lambda _ i$ ,
\item se $ A $ è triangolare superiore (o inferiore), allora $ \det ( A ) $ è
il prodotto degli elementi sulla sua diagonale principale,
\item $ \det ( A _ 1 , \ldots , A _ n ) = \sgn ( \sigma ) \det ( A _ { \sigma ( 1 ) } , \ldots , A _ { \sigma ( n ) } ) $ , $ \forall \sigma \in S _ n $ (infatti $ \det $ è alternante),
\item \setlength { \extrarowheight } { 1.3pt} $ \det \begin { pmatrix }
A
& \rvline & B \\
\hline
C & \rvline &
D
\end { pmatrix} = \det (AD-BC)$ , se $ C$ e $ D$ commutano e $ D$ è invertibile,
\item $ \det \begin { pmatrix }
A
& \rvline & B \\
\hline
0 & \rvline &
C
\end { pmatrix} = \det (A)\det (C)$ \setlength { \extrarowheight } { 0 pt } ,
\item se $ A $ è nilpotente (ossia se $ \exists k \mid A ^ k = 0 $ ),
$ \det ( A ) = 0 $ ,
\item se $ A $ è idempotente (ossia se $ A ^ 2 = A $ ), allora
$ \det ( A ) = 1 $ o $ \det ( A ) = 0 $ ,
\item se $ A $ è ortogonale (ossia se $ AA ^ \top = I _ n $ ), allora
$ \det ( A ) = \pm 1 $ ,
\item se $ A $ è un'involuzione (ossia se $ A ^ 2 = I _ n $ ), allora
$ \det ( A ) = \pm 1 $ ,
\item se ogni minore di taglia $ k $ di $ A $ ha determinante nullo,
allora tutti i minori di $ A $ taglia maggiore o uguale a $ k $ hanno
determinante nullo (è una diretta applicazione dello sviluppo di Laplace).
\end { itemize}
Le operazioni del terzo tipo dell'algoritmo di eliminazione
di Gauss (ossia l'aggiunta a una riga di un multiplo di un'altra
riga -- a patto che le due righe siano distinte) non alterano il
determinante della matrice iniziale, mentre lo scambio di righe
ne inverte il segno (corrisponde a una trasposizione di $ S _ n $ ).
L'operazione del secondo tipo (la moltiplicazione di una riga
per uno scalare) altera il determinante moltiplicandolo per
tale scalare.
Inoltre, se $ D $ è invertibile, vale la decomposizione di Schur:
\setlength { \extrarowheight } { 1.3pt}
\begin { gather*}
\begin { pmatrix}
A
& \rvline & B \\
\hline
C & \rvline &
D
\end { pmatrix} = \begin { pmatrix}
I_ k
& \rvline & BD^ { -1} \\
\hline
0 & \rvline &
I_ k
\end { pmatrix}
\begin { pmatrix}
A-BD^ { -1} C
& \rvline & 0 \\
\hline
0 & \rvline &
D
\end { pmatrix} \\
\begin { pmatrix}
I_ k
& \rvline & 0 \\
\hline
D^ { -1} C & \rvline &
I_ k
\end { pmatrix} ,
\end { gather*}
\setlength { \extrarowheight } { 0pt}
dove $ k \times k $ è la taglia di $ A $ . Pertanto vale
la seguente relazione, sempre se $ D $ è invertibile:
\[ \det \begin { pmatrix }
A
& \rvline & B \\
\hline
C & \rvline &
D
\end { pmatrix} = \det (A-BD^ { -1} C)\det (D). \]
È possibile computare il determinante di $ A $ , scelta la riga $ i $ , mediante lo
sviluppo di Laplace:
\[ \det ( A ) = \sum _ { j = 1 } ^ n a _ { ij } \Cof _ { i,j } ( A ) = \sum _ { j = 1 } ^ n ( - 1 ) ^ { i + j } a _ { ij } \det ( A _ { i,j } ) . \]
Si definisce matrice di Vandermonde una matrice $ A \in M ( n, \KK ) $ della
forma:
\[ A = \begin { pmatrix }
1 & x_ 1 & x_ 1^ 2 & \dots & x_ 1^ { n-1} \\
1 & x_ 2 & x_ 2^ 2 & \dots & x_ 2^ { n-1} \\
\vdots & \vdots & \vdots & \ddots & \vdots \\
1 & x_ n & x_ n^ 2 & \dots & x_ n^ { n-1} .
\end { pmatrix} \]
Vale allora che:
\[ \det ( A ) = \prod _ { 1 \leq i < j \leq n } ( x _ j - x _ i ) , \]
verificabile notando che $ \det ( A ) $ è di grado $ \frac { n ( n - 1 ) } { 2 } $ e
che ponendo $ x _ i = x _ j $ per una coppia $ ( i, j ) $ , tale matrice
ha due righe uguali, e quindi determinante nullo $ \implies ( x _ j - x _ i ) \mid \det ( A ) \overbrace { \implies } ^ { \text { UFD } } \det ( A ) = \prod _ { 1 \leq i < j \leq n } ( x _ j - x _ i ) $ .
Pertanto una matrice di Vandermonde è invertibile se e solo se la sua
seconda colonna contiene tutti scalari distinti nelle coordinate. Tale
matrice risulta utile nello studio dell'interpolazione di Lagrange
(ossia nella dimostrazione dell'unicità del polinomio di $ n - 1 $ grado
tale che $ p ( \alpha _ i ) = \beta _ i $ per $ i $ coppie ($ \alpha _ i $ , $ \beta _ i $ ) con
$ \alpha _ i $ tutti distinti).
\subsubsection { Rango tramite il determinante degli orlati}
Si dicono \textit { sottomatrici} della matrice $ A \in M ( m, n, \KK ) $ tutte
le matrici contenute in $ A $ , ossia le matrici $ B $ che sono ottenibili da $ A $
mantenendo solo alcune sue righe e colonne. In generale, si scrive $ A ^ { j _ 1 , \ldots , j _ s } _ { i _ 1 , \ldots , i _ t } $ per indicare la sottomatrice ottenuta
da $ A $ mantenendo le colonne di indice $ j _ 1 $ , ..., $ j _ s $ e le righe di
indice $ i _ 1 $ , ..., $ i _ t $ . Quando è omesso l'indice delle colonne o l'indice
delle righe, si sottintende di aver mantenuto o tutte le colonne o tutte le righe
(e.g.~$ A _ { 1 , 2 } $ è la sottomatrice di $ A $ ottenuta mantenendo tutte le colonne e
le prime due righe). Si dice che $ M $ è \textit { minore} di $ A $ una sua sottomatrice quadrata. Si chiamano \textit { orlati} di un minore $ M $ di taglia $ k $ i minori di taglia $ k + 1 $ di $ A $ aventi $ M $ come minore.
\begin { itemize}
\item Se $ B $ è una sottomatrice di $ A $ , allora $ \rg ( B ) \leq \rg ( A ) $ (è sufficiente prendere un numero massimo di colonne linearmente indipendenti
di $ B $ e mostrare che le relative colonne in $ A $ sono ancora linearmente indipendenti),
\item $ \rg ( A ) = \max \{ \rg ( B ) \mid B \text { sottomatrice di } \! A \} $ (è sufficiente utilizzare il precedente risultato; infatti $ A $ è una sottomatrice di $ A $ ),
\item $ \rg ( A ) = \max \{ \rg ( B ) \mid B \text { minore invertibile di } \! A \} = \max \{ n \mid \text { esiste un minore di $ A$ di taglia $ n$ invertibile } \} $ (è sufficiente utilizzare la prima disuguaglianza e considerare un minore di $ A $ composto dalle righe e le colonne linearmente indipendenti di $ A $ , che sono
dello stesso numero, dal momento che il rango per righe è uguale al rango per colonne),
\item $ \rg ( A ) $ è il più piccolo naturale $ n $ tale per cui, per ogni minore
$ M $ di $ A $ di taglia maggiore di $ n $ , $ \det ( M ) = 0 $ (ossia $ M $ è singolare; segue direttamente dal precedente risultato),
\item $ \rg ( A ) $ è il più piccolo naturale $ n $ tale per cui, per ogni minore
$ M $ di $ A $ di taglia $ n + 1 $ , $ \det ( M ) = 0 $ (ossia $ M $ è singolare; segue dal precedente risultato a cui si combina lo sviluppo di Laplace del determinante -- se ogni minore di taglia $ k $ ha determinante nullo, anche tutti i minori di
taglia maggiore di $ k $ hanno determinante nullo).
\item esiste un minore $ M $ di taglia $ k $ di $ A $ con $ \det ( M ) \neq 0 $ $ \implies \rg ( A ) \geq k $ (deriva direttamente dall'ultimo risultato sul rango),
\item per ogni minore $ M $ di taglia $ k $ di $ A $ vale che $ \det ( M ) = 0 $
$ \implies \rg ( A ) < k $ (come sopra).
\end { itemize}
Si può facilitare lo studio del rango tramite il teorema di Kronecker (o degli orlati): $ \rg ( A ) $ è il più piccolo naturale $ n $ tale per cui esista un minore
$ M $ di taglia $ k $ con $ \det ( M ) \neq 0 $ e per cui ogni suo orlato $ O $ è tale
per cui $ \det ( O ) = 0 $ .
Sia infatti, senza perdità di generalità, $ M = A ^ { 1 , \ldots , k } _ { 1 , \ldots ,k } $ tale minore (altrimenti è sufficiente considerare una permutazione delle righe e
delle colonne per ricadere in questo caso; tale permutazione è ammessa dall'algoritmo di Gauss). Si mostra che $ A ^ j \in \Span ( A ^ 1 , \ldots , A ^ k ) $ $ \forall j > k $ . Si consideri ogni orlato $ M _ j $ di $ M $ ottenuto scegliendo
la $ j $ -esima colonna di $ A $ : per ipotesi $ \det ( M _ j ) = 0 $ , ed il rango è almeno
$ k $ . Quindi $ \rg ( M _ j ) = k $ ; poiché le prime $ k $ righe sono linearmente indipendenti, l'ultima riga aggiunta deve certamente appartenere al loro
sottospazio generato. Quindi ogni riga di $ A ^ { 1 , \ldots , k, j } $ appartiene
al sottospazio $ \Span ( A _ 1 , \ldots , A _ k ) $ , da cui si deduce che $ \rg ( A ^ { 1 , \ldots , k, j } ) = k $ , e quindi che $ \rg ( A ^ { 1 , \ldots ,k,j } ) = k \implies A ^ j \in \Span ( A ^ 1 , \ldots , A ^ k ) \implies \rg ( A ) = k $ .
\subsection { Autovalori e diagonalizzabilità}
Sia $ f \in \End ( V ) $ . Si dice che $ \lambda \in \KK $ è un autovalore
di $ f $ se e solo se $ \exists \vec { v } \neq \vec { 0 } $ , $ \vec { v } \in V $
tale che $ f ( \vec { v } ) = \lambda \vec { v } $ , e in tal caso si dice
che $ \vec { v } $ è un autovettore relativo a $ \lambda $ . Un autovalore
è tale se esiste una soluzione non nulla a $ ( f - \lambda \Idv ) \vec { v } = \vec { 0 } $ , ossia se e solo se:
\[ \det ( f - \lambda \Idv ) = 0 . \]
Questa relazione è ben definita dacché il determinante è invariante
per qualsiasi cambio di base applicato ad una matrice associata
di $ f $ . Si definisce allora $ p _ f ( \lambda ) = \det ( f - \lambda \Idv ) $ ,
detto polinomio caratteristico di $ f $ , ancora invariante per
matrici associate a $ f $ . Si denota inoltre con
spettro di $ f $ l'insieme $ \Sp ( f ) $ degli autovalori di $ f $ e con
$ V _ \lambda = \Ker ( f - \lambda \Idv ) $ lo spazio degli autovettori
relativo a $ \lambda $ , detto autospazio di $ \lambda $ .
Si definisce la molteplicità algebrica $ \mu _ { a,f } ( \lambda ) $ di un autovalore
$ \lambda $ come la molteplicità che assume come radice del polinomio
$ p _ f ( \lambda ) $ . Si definisce la molteplicità geometrica
$ \mu _ { g,f } ( \lambda ) $ di un autovalore $ \lambda $ come la dimensione
del suo autospazio $ V _ \lambda $ . Quando è noto l'endomorfismo
che si sta considerando si omette la dicitura $ f $ nel pedice delle
molteplicità.
\begin { itemize}
\item $ p _ f ( \lambda ) $ ha sempre grado $ n = \dim V $ ,
\item $ p _ f ( \lambda ) $ è sempre monico a meno del segno,
\item il coefficiente di $ \lambda ^ n $ è sempre $ ( - 1 ) ^ n $ ,
\item il coefficiente di $ \lambda ^ { n - 1 } $ è $ ( - 1 ) ^ { n + 1 } \tr ( f ) $ ,
\item il termine noto di $ p _ f ( \lambda ) $ è $ \det ( f - 0 \cdot \Idv ) = \det ( f ) $ ,
\item poiché $ p _ f ( \lambda ) $ appartiene all'anello euclideo $ \KK [ \lambda ] $ , che è dunque un UFD, esso ammette al più
$ n $ radici,
\item $ \Sp ( f ) $ ha al più $ n $ elementi, ossia esistono al massimo
$ n $ autovalori (dalla precedente considerazione),
\item se $ \KK = \CC $ e $ \charpoly { f } \in \RR [ \lambda ] $ , $ \lambda \in
\Sp (f) \iff \overline { \lambda } \in \Sp (f)$ ( infatti $ \lambda $ è
soluzione di $ \charpoly { f } $ , e quindi anche $ \overline { \lambda } $
deve esserne radice, dacché i coefficienti di $ \charpoly { f } $ sono
in $ \RR $ ),
\item se $ \KK $ è un campo algebricamente chiuso, $ p _ f ( \lambda ) $
ammette sempre almeno un autovalore distinto (o esattamente
$ n $ se contati con molteplicità),
\item $ 0 \in \Sp ( f ) \iff \dim \Ker f > 0 \iff \rg f < 0 \iff \det ( f ) = 0 $ ,
\item autovettori relativi ad autovalori distinti sono sempre
linearmente indipendenti,
\item dati $ \lambda _ 1 $ , ..., $ \lambda _ k $ autovalori di $ f $ ,
gli spazi $ V _ { \lambda _ 1 } $ , ..., $ V _ { \lambda _ k } $ sono sempre
in somma diretta,
\item $ \sum _ { i = 1 } ^ k \mu _ a ( \lambda _ i ) $ corrisponde al numero
di fattori lineari di $ p _ f ( \lambda ) $ ,
\item $ \sum _ { i = 1 } ^ k \mu _ a ( \lambda _ i ) = n \iff $ $ p _ f ( \lambda ) $
è completamente fattorizzabile in $ \KK [ \lambda ] $ ,
\item vale sempre la disuguaglianza $ n \geq \mu _ a ( \lambda ) \geq
\mu _ g(\lambda ) \geq 1$ ( è sufficiente considerare una
base di $ V _ \lambda $ estesa a base di $ V $ e calcolarne il
polinomio caratteristico sfruttando i blocchi della matrice
associata, notando che $ \mu _ g ( \lambda ) $ deve forzatamente essere
minore di $ \mu _ a ( \lambda ) $ ),
\item vale sempre la disuguaglianza $ n \geq \sum _ { i = 1 } ^ k \mu _ a ( \lambda _ i ) \geq \sum _ { i = 1 } ^ k \mu _ g ( \lambda _ i ) $ ,
\item se $ W \subseteq V $ è un sottospazio $ f $ -invariante,
allora $ \charpolyrestr { f } { W } \mid p _ f ( \lambda ) $ \footnote { Quando si lavora
su degli endomorfismi, la notazione $ \restr { f } { W } $ è impiegata per
considerare $ f $ ristretta a $ W $ sia sul dominio che sul codominio.} (è sufficiente
prendere una base di $ W $ ed estenderla a base di $ V $ , considerando
poi la matrice associata in tale base, che è a blocchi),
\item se $ W \subseteq V $ è un sottospazio $ f $ -invariante,
ed estesa una base $ \basis _ W $ di $ W $ ad una $ \basis $ di $ V $ ,
detto $ U = \Span ( \basis \setminus \basis _ W ) $ il supplementare di $ W $ che si ottiene da tale base $ \basis $ , vale
che $ \charpoly { f } = \charpolyrestr { f } { W } \cdot \charpoly { \hat { f } } $ ,
dove $ \hat { f } : V / W \to V / W $ è tale che $ \hat { f } ( \vec { u } + W ) = f ( \vec { u } ) + W $ (come prima, è sufficiente considerare una matrice
a blocchi),
\item se $ V = W \oplus U $ , dove sia $ W $ che $ U $ sono $ f $ -invarianti,
allora $ \charpoly { f } = \charpolyrestr { f } { W } \cdot \charpolyrestr { f } { U } $ (la matrice associata in un'unione di basi
di $ W $ e $ U $ è infatti diagonale a blocchi).
\end { itemize}
Si dice che $ f $ è diagonalizzabile se $ V $ ammette una base per cui
la matrice associata di $ f $ è diagonale, o equivalentemente se,
dati $ \lambda _ 1 $ , ..., $ \lambda _ k $ autovalori di $ f $ , si verifica
che:
\[ V = V _ { \lambda _ 1 } \oplus \cdots \oplus V _ { \lambda _ k } . \]
Ancora in modo equivalente si può dire che $ f $ è diagonalizzabile
se e solo se:
\[ \begin { cases } \sum _ { i = 1 } ^ k \mu _ a ( \lambda _ i ) = n, \\ \mu _ g ( \lambda _ i ) = \mu _ a ( \lambda _ i ) \; \forall 1 \leq i \leq k, \end { cases } \]
ossia se il polinomio caratteristico è completamente fattorizzabile
in $ \KK [ \lambda ] $ (se non lo fosse, la somma diretta
$ V _ { \lambda _ 1 } \oplus \cdots \oplus V _ { \lambda _ k } $ avrebbe
forzatamente dimensione minore di $ V $ , ed esisterebbero altri
autovalori in un qualsiasi campo di spezzamento di $ p _ f ( \lambda ) $ ) e se $ \sum _ { i = 1 } ^ k \mu _ g ( \lambda _ i ) = n $ . Tale condizione, in un
campo algebricamente chiuso, si riduce a $ \mu _ g ( \lambda _ i ) = \mu _ a ( \lambda _ i ) $ , $ \forall 1 \leq i \leq k $ .
Considerando la forma canonica di Jordan di $ f $ , si osserva anche
che $ f $ è diagonalizzabile se e solo se per ogni autovalore la
massima taglia di un blocco di Jordan è esattamente $ 1 $ , ossia
se il polinomio minimo di $ f $ è un prodotto di fattori lineari
distinti. Si può fare la stessa considerazione guardando al
teorema di decomposizione primaria (gli indici di Fitting del
sottospazio generalizzato sono esattamente le moltiplicità algebriche
degli autovalori nel polinomio minimo).
Data $ f $ diagonalizzabile, la matrice diagonale $ J $ a cui $ f $ è
associata è, dati gli autovalori $ \lambda _ 1 $ , ..., $ \lambda _ k $ ,
una matrice diagonale dove $ \lambda _ i $ compare sulla diagonale
esattamente $ \mu _ g ( \lambda _ i ) $ volte.
Data $ A \in M ( n, \KK ) $ , $ A $ è diagonalizzabile se e solo se $ f _ A $ ,
l'applicazione indotta dalla matrice $ A $ , è diagonalizzabile,
ossia se $ A $ è simile ad una matrice diagonale $ J $ , computabile
come prima. Si scrive in particolare $ p _ A ( \lambda ) $ per indicare
$ p _ { f _ A } ( \lambda ) $ .
Una matrice $ P \in \GL ( M ( n, \KK ) ) $
tale che $ A = P J P \inv $ , è tale che $ AP = PJ $ : presa la $ i $ -esima
colonna, allora, $ AP ^ { ( i ) } = PJ ^ { ( i ) } = P ^ { ( i ) } $ ; ossia è sufficiente
costruire una matrice $ P $ dove l'$ i $ -esima colonna è un autovettore
relativo all'autovalore presente in $ J _ { ii } $ linearmente indipendente
con gli altri autovettori presenti in $ P $ relativi allo stesso
autovalore (esattamente nello stesso modo in cui si costruisce in
generale tale $ P $ con la forma canonica di Jordan).
Se $ A $ e $ B $ sono diagonalizzabili, allora $ A \sim B \iff p _ A ( \lambda ) =
p_ B(\lambda )$ ( infatti due matrici diagonali hanno lo stesso polinomio
caratteristico se e solo se compaiono gli stessi identici autovalori).
Se $ f $ è diagonalizzabile, allora ogni spazio $ W $ $ f $ -invariante di
$ V $ è tale che:
\[ W = ( W \cap V _ { \lambda _ 1 } ) \oplus \cdots \oplus ( W \cap V _ { \lambda _ k } ) , \]
dove $ \lambda _ 1 $ , ..., $ \lambda _ k $ sono gli autovalori distinti di
$ f $ , e dunque $ \restr { f } { W } $ è sempre diagonalizzabile, se $ f $ lo è.
Due endomorfismi $ f $ , $ g \in \End ( V ) $ diagonalizzabili si dicono simultaneamente diagonalizzabili se esiste una base $ \basis $ di $ V $
tale per cui sia la matrice associata di $ f $ in $ \basis $ che quella
di $ g $ sono diagonali. Vale in particolare che $ f $ e $ g $ sono
simultaneamente diagonalizzabili se e solo se $ f \circ g = g \circ f $ .
Per trovare tale base è sufficiente, dati $ \lambda _ 1 $ , ...,
$ \lambda _ k $ autovalori di $ f $ , considerare $ \restr { g } { V _ { \lambda _ i } } $
$ \forall 1 \leq i \leq k $ ($ V _ { \lambda _ i } $ è infatti $ g $ -invariante,
dacché, per $ \vec { v } \in V _ { \lambda _ i } $ , $ f ( g ( \vec { v } ) ) =
g(f(\vec { v} )) = g(\lambda _ i \vec { v} ) = \lambda _ i g(\vec { v} ) \implies
g(\vec { v} ) \in V_ { \lambda _ i} $ ) , che, essendo una restrizione di
un endomorfismo diagonalizzabile su un sottospazio invariante, è diagonalizzabile: presa allora
una base di autovettori di $ \restr { g } { V _ { \lambda _ i } } $ , questi sono
anche base di autovettori di $ V _ { \lambda _ i } $ ; unendo tutti questi
autovettori in un'unica base $ \basis $ di $ V $ , si otterrà dunque
che una base in cui le matrici associate di $ f $ e $ g $ sono diagonali.
Se $ f $ è diagonalizzabile, anche $ f ^ k $ lo è, per ogni $ k \in \NN $ . Se
ogni vettore di $ V $ è un autovettore di $ f $ , allora $ f = \lambda \Id $ ,
con $ \lambda \in \KK $ (è sufficiente considerare l'eventuale esistenza di più
autospazi e due vettori $ \v $ e $ \w $ di due autospazi distinti e considerare
le due scritture possibili di $ f ( \v + \w ) $ ).
\subsection { Prodotto scalare e congruenza}
Si consideri una mappa $ \varphi : V \times V \to \KK $ . Si dice che
$ \varphi $ è un prodotto scalare (e quindi che $ \varphi \in \PS ( V ) $ , lo spazio dei prodotti scalari) se è una forma bilineare simmetrica.
In particolare vale la seguente identità:
\[ \varphi \left ( \sum _ { i = 1 } ^ s a _ i \vv i, \sum _ { j = 1 } ^ t b _ j \ww j \right ) =
\sum _ { i=1} ^ s \sum _ { j=1} ^ t a_ i b_ j \varphi (\vv i, \ww j). \]
Se $ \basis = \{ \vv 1 , \ldots , \vv n \} $ è una base di $ V $ , si definisce $ M _ \basis ( \varphi ) = ( \varphi ( \vv i, \vv j ) ) _ { i,j = 1 \mbox { - - } n } $ come la matrice associata al prodotto scalare $ \varphi $ . In particolare,
se $ a _ \varphi : V \to V ^ * $ è la mappa lineare che associa a $ \v $ il funzionale $ \varphi ( \v , \cdot ) \in V ^ * $
tale che $ \varphi ( \v , \cdot ) ( \w ) = \varphi ( \v , \w ) $ . Si scrive $ ( V, \varphi ) $ per indicare uno
spazio vettoriale $ V $ dotato del prodotto scalare $ \varphi $ .
Si definisce prodotto scalare \textit { standard} il prodotto $ \varphi $ tale che
$ \varphi ( \v , \w ) = [ \v ] _ \basis ^ \top [ \w ] _ \basis $ .
Si dice che due vettori $ \v $ , $ \w \in V $ sono ortogonali tra loro, scritto come $ \v \perp \w $ , se
$ \varphi ( \v , \w ) = 0 $ . Dato $ W $ sottospazio di $ V $ , si definisce $ W ^ \perp $ come il sottospazio di $ V $ dei vettori ortogonali a tutti i vettori di $ W $ . Si dice che $ \varphi $ è non degenere se $ V ^ \perp = \zerovecset $ .
Si scrive in particolare che $ V ^ \perp = \Rad ( \varphi ) $ .
Si dice che $ V = U \oplus ^ \perp W $ (ossia che $ U $ e $ W $ sono in somma diretta ortogonale) se $ V = U \oplus W $ e $ U \subseteq W ^ \perp $ . Sia $ i : W \to V $ tale che $ \w \mapsto \w $ . Si scrive $ \restr { \varphi } { W } $ intendendo $ \restr { \varphi } { W \times W } $ .
Ad ogni prodotto scalare si può associare una forma quadratica (e viceversa) $ q : V \to \KK $ tale che
$ q ( \v ) = \varphi ( \v , \v ) $ . Un vettore $ \v \in V $ si dice isotropo se $ q ( \v ) = 0 $ (altrimenti si dice
anisotropo). Si definisce il cono isotropo $ \CI ( \varphi ) $ come l'insieme dei vettori isotropi di $ V $ .
Se $ \KK = \RR $ , si dice che $ \varphi $ è semidefinito positivo ($ \varphi \geq 0 $ ) se $ q ( \v ) \geq 0 $ $ \forall \v \in V $ , e che è semidefinito negativo ($ \varphi \leq 0 $ ) se $ q ( \v ) \leq 0 $ $ \forall \v \in V $ . Si dice
che $ \varphi $ è definito positivo ($ \varphi > 0 $ ) se $ \varphi \geq 0 $ e se $ q ( \v ) = 0 \iff \v = \vec 0 $ ,
e che è definito negativo ($ \varphi < 0 $ ) se $ \varphi \leq 0 $ e se $ q ( \v ) = 0 \iff \v = \vec 0 $ .
Si dice che $ \varphi $ è definito se è definito positivo o definito negativo. Analogamente $ \varphi $
è semidefinito se è semidefinito positivo o semidefinito negativo.
\begin { itemize}
\item $ M _ \basis ( \varphi ) $ è simmetrica,
\item $ \varphi ( \v , \w ) = [ \v ] _ \basis ^ \top M _ \basis ( \varphi ) [ \w ] _ \basis $ ,
\item $ M _ \basis ( \varphi ) = M ^ \basis _ { \basis ^ * } ( a _ \varphi ) $ ,
\item $ \Ker a _ \varphi = V ^ \perp $ ,
\item $ \varphi $ è non degenere se e solo se $ M _ \basis ( \varphi ) $ è invertibile,
\item $ W ^ \perp = \Ker i ^ \top \circ a _ \varphi $ ,
\item $ a _ \varphi ( W ^ \perp ) = \Ann ( W ) \cap \Imm a _ \varphi $ ,
\item $ \dim W + \dim W ^ \perp = \dim V + \dim ( W \cap V ^ \perp ) $ (da sopra),
\item $ V = W \oplus ^ \perp W ^ \perp $ se $ \restr { \varphi } { W } $ è non degenere ($ \iff W \cap W ^ \perp = \Rad ( \restr { \varphi } { W } ) = \zerovecset $ ),
\item $ ( W ^ \perp ) ^ \perp = W ^ \dperp = W + \Rad ( \varphi ) = W + V ^ \perp $ ,
\item $ ( U + W ) ^ \perp = U ^ \perp \cap W ^ \perp $ ,
\item $ ( U \cap W ) ^ \perp \supseteq U ^ \perp + W ^ \perp $ ,
\item $ ( U \cap W ) ^ \perp = U ^ \perp + W ^ \perp $ , se $ \varphi $ è non degenere,
\item $ \varphi $ è definito $ \iff $ $ \CI ( \varphi ) = \zerovecset $ ,
\item $ \varphi $ è semidefinito $ \iff $ $ \CI ( \varphi ) = V ^ \perp = \Rad ( \varphi ) $ (considera l'esistenza
di due vettori $ \v $ , $ \w \in V $ con forme quadratiche discordi, osserva che sono linearmente indipendenti
e trova un $ \lambda \in \KK $ tale per cui $ \v + \lambda \w $ crea un assurdo).
\end { itemize}
Se $ \basis ' $ è un'altra base di $ V $ , vale il seguente \textit { teorema di cambiamento di base} :
\[ M _ { \basis ' } ( \varphi ) = M _ { \basis } ^ { \basis ' } ( \Idv ) ^ \top \, M _ \basis ( \varphi ) \, M _ { \basis } ^ { \basis ' } ( \Idv ) . \]
Si definisce relazione di congruenza la relazione di equivalenza $ \cong $ (o $ \equiv $ ) definita
su $ \Sym ( n, \KK ) $ nel seguente modo:
\[ A \cong B \iff \exists P \in \GL ( n, \KK ) \mid A = P ^ \top B P. \]
\begin { itemize}
\item $ A \cong B \implies \rg ( A ) = \rg ( B ) $ (il rango è invariante per congruenza; e dunque si può
definire $ \rg ( \varphi ) $ come il rango di una qualsiasi matrice associata a $ \varphi $ ),
\item $ A \cong B \implies \det ( A ) \det ( B ) \geq 0 $ (in $ \KK = \RR $ il segno del determinante è invariante per congruenza),
\item Due matrici associate a $ \varphi $ in basi diverse sono congruenti per la formula
di cambiamento di base.
\end { itemize}
Si definiscono i seguenti tre indici per $ \KK = \RR $ :
\begin { itemize}
\item $ \iota _ + = \max \{ \dim W \mid W \subseteq V \E \restr { \varphi } { W } > 0 \} $ ,
\item $ \iota _ - = \max \{ \dim W \mid W \subseteq V \E \restr { \varphi } { W } < 0 \} $ ,
\item $ \iota _ 0 = \dim V ^ \perp $ ,
\end { itemize}
e si definisce segnatura di $ \varphi $ la terna $ \sigma = ( \iota _ + , \iota _ - , \iota _ 0 ) $ .
Si dice che una base $ \basis $ di $ V $ è ortogonale se i suoi vettori sono a due a due ortogonali (e
quindi la matrice associata in tale base è diagonale). Se $ \Char \KK \neq 2 $ , valgono i seguenti risultati:
\begin { itemize}
\item $ \varphi ( \v , \w ) = \frac { q ( \v + \w ) - q ( \v ) - q ( \w ) } { 2 } $ (formula di polarizzazione; $ \varphi $ è
completamente determinata dalla sua forma quadratica),
\item Esiste sempre una base ortogonale $ \basis $ di $ V $ (teorema di Lagrange; è sufficiente considerare
l'esistenza di un vettore anisotropo $ \w \in V $ ed osservare che $ V = W \oplus ^ \perp W ^ \perp $ , dove $ W = \Span ( V ) $ , concludendo per induzione; o in caso di non esistenza di tale $ \w $ , concludere per il
risultato precedente),
\item (se $ \KK = \CC $ ) Esiste sempre una base ortogonale $ \basis $ di $ V $ tale che:
\[ M _ \basis ( \varphi ) = \Matrix { I _ r & \rvline & 0 \\ \hline 0 & \rvline & 0 \, } , \]
\vskip 0.05in
dove $ r = \rg ( \varphi ) $ (teorema di Sylvester, caso complesso; si consideri una base ortogonale e se
ne normalizzino i vettori anisotropi),
\item Due matrici simmetriche con stesso rango allora non solo sono SD-equivalenti, ma sono
anche congruenti,
\item (se $ \KK = \RR $ ) Esiste sempre una base ortogonale $ \basis $ di $ V $ tale che:
\[ M _ \basis ( \varphi ) = \Matrix { I _ { \iota _ + } & \rvline & 0 & \rvline & 0 \\ \hline 0 & \rvline & - I _ { \iota _ - } & \rvline & 0 \\ \hline 0 & \rvline & 0 & \rvline & 0 \cdot I _ { \iota _ 0 } } . \]
\vskip 0.05in
Inoltre $ \sigma $ è un invariante completo per la congruenza, e vale che, su una qualsiasi base ortogonale $ \basis ' $ di $ V $ , $ \iota _ + $ è esattamente il numero
di vettori anisotropi di base con forma quadratica positiva, che $ \iota _ - $ è il numero di vettori con forma
negativa e che $ \iota _ 0 $ è il numero di vettori isotropi (teorema di Sylvester, caso reale; si consideri
una base ortogonale e se ne normalizzino i vettori anisotropi, facendo infine eventuali considerazioni
dimensionali per dimostrare la seconda parte dell'enunciato),
\item $ \varphi > 0 \iff \sigma = ( n, 0 , 0 ) $ e $ \varphi < 0 \iff \sigma = ( 0 , n, 0 ) $ ,
\item $ \varphi \geq 0 \iff \sigma = ( n - k, 0 , k ) $ e $ \varphi \leq 0 \iff \sigma = ( 0 , n - k, k ) $ ,
con $ 0 \leq k \leq n $ tale che $ k = \dim V ^ \perp $ ,
\item I vettori isotropi di una base ortogonale sono una base di $ V ^ \perp $ ,
\item $ \rg ( \varphi ) = \iota _ + + \iota _ - $ ,
\item $ n = \iota _ + + \iota _ - + \iota _ 0 $ ,
\item Se $ W $ è un sottospazio di $ V $ , $ \iota _ + ( \varphi ) \geq \iota _ + ( \restr { \varphi } { W } ) $ e
$ \iota _ - ( \varphi ) \geq \iota _ - ( \restr { \varphi } { W } ) $ ,
\item Se $ V = U \oplus ^ \perp W $ , $ \sigma ( \varphi ) = \sigma ( \restr { \varphi } { U } ) + \sigma ( \restr { \varphi } { W } ) $ ,
\item Se $ \KK = \RR $ e $ A = M _ \basis ( \varphi ) $ , allora:
\[ \sigma = \textstyle \left ( \sum _ { \substack { \lambda \in \Sp ( \varphi ) \\ \lambda > 0 } } \mu _ a ( \lambda ) , \; \sum _ { \substack { \lambda \in \Sp ( A ) \\ \lambda < 0 } } \mu _ a ( \lambda ) , \; \mu _ 0 ( \lambda ) \right ) , \]
come conseguenza del teorema spettrale reale.
\end { itemize}
Si chiama matrice di Sylvester una matrice della forma vista nell'enunciato del teorema di Sylvester
reale, e si dice che una base $ \basis $ è una base di Sylvester se la matrice ad essa associata è di
Sylvester. Per il teorema di Sylvester, tale base esiste sempre, e la matrice di Sylvester è unica per
ogni prodotto scalare $ \varphi $ .
\subsubsection { Algoritmo di ortogonalizzazione di Gram-Schmidt}
Data una base $ \basis $ di $ V $ , se $ \abs { \CI ( \varphi ) \cap \basis } \leq 1 $ (ossia se ogni vettore di
$ \basis $ è anisotropo o al più vi è un vettore isotropo, posto in fondo come $ \vv n $ ), si può
trovare una base ortogonale $ \basis ' = \{ \vv 1 ', \ldots , \vv n' \} $ a partire da $ \basis $ tale che ne mantenga la stessa bandiera, ossia tale che:
\[ \Span ( \vv 1 ', \ldots , \vv i' ) = \Span ( \vv 1 , \ldots , \vv i ) \forall 1 \leq i \leq n. \]
Si definisce $ C ( \w , \v ) = \frac { \varphi ( \v , \w ) } { \varphi ( \w , \w ) } $ come il coefficiente di Fourier
di $ \v $ rispetto a $ \w $ . L'algoritmo allora funziona nel seguente modo:
\begin { enumerate}
\item Si prenda in considerazione $ \vv 1 $ e si sottragga ad ogni altro vettore $ \vv i $ della base il
vettore $ C ( \vv 1 , \vv i ) \, \vv 1 $ ,
\item Si ripeta il processo considerando come $ \basis $ tutti i vettori di $ \basis $ con $ \vv 1 $ escluso,
o si termini l'algoritmo una volta che è rimasto un solo vettore.
\end { enumerate}
\subsubsection { Metodo di Jacobi per il calcolo della segnatura}
Sia $ A = M _ \basis ( \varphi ) $ una matrice associata a $ \varphi $ nella base $ \basis $ .
Sia $ d _ 0 : = 1 $ . Se $ d _ i = \det ( A _ { 1 , \ldots , i } ^ { 1 , \ldots , i } ) $ (è possibile anche
prendere un'altra sequenza di minori, a patto che essi siano principali e che siano
crescenti per inclusione) è diverso da zero
per ogni $ 1 \leq i \leq n - 1 $ , allora $ \iota _ + $ è il numero di permanenze di segno
di $ d _ i $ (zero escluso), $ \iota _ - $ è il numero di variazioni di segno (zero escluso), e $ \iota _ 0 $ è $ 1 $ se
$ d _ n = 0 $ o $ 0 $ altrimenti.
In generale, se $ W $ è un sottospazio di $ W' $ , $ W $ ha codimensione $ 1 $ rispetto a $ W' $ e $ \det ( M _ { \basis _ W } ( \restr { \varphi } { W } ) ) \neq 0 $ per una base $ \basis _ W $ di $ W $ , allora la segnatura
di $ \restr { \varphi } { W' } $ è la stessa di $ \restr { \varphi } { W } $ , dove si aggiunge
$ 1 $ a $ \iota _ + $ , se i determinanti $ \det ( M _ { \basis _ W } ( \restr { \varphi } { W } ) ) $ e $ \det ( M _ { \basis _ { W' } } ( \restr { \varphi } { W } ) ) $ (dove $ \basis _ { W' } $ è una base di $ W' $ ) concordano di segno, $ 1 $ a $ \iota _ - $ , se
sono discordi, o $ 1 $ a $ \iota _ 0 $ se l'ultimo di questi due determinanti è nullo.
Dal metodo di Jacobi si deduce il criterio di definitezza di Sylvester: $ A $ è
definita positiva se e solo se $ d _ i > 0 $ $ \forall 1 \leq i \leq n $ ; $ A $ è
definita negativa se e solo se $ ( - 1 ) ^ i d _ i > 0 $ $ \forall 1 \leq i \leq n $ .
\subsubsection { Sottospazi isotropi e indice di Witt}
Si dice che un sottospazio $ W $ di $ V $ è isotropo se $ \restr { \varphi } { W } = 0 $ , o
equivalentemente se $ W \subseteq W ^ \perp $ (i.e.~se $ W \cap W ^ \perp = W $ , e quindi
se $ \Rad ( \restr { \varphi } { W } ) = W $ ). Si definisce allora l'indice di Witt $ W ( \varphi ) $ come
la dimensione massima di un sottospazio isotropo di $ V $ .
\begin { itemize}
\item $ V ^ \perp $ è un sottospazio isotropo,
\item Se $ W $ è isotropo, allora $ \dim W \leq \frac { \dim V + \dim \Rad ( \varphi ) } { 2 } $ ,
\item Se $ W $ è isotropo e $ \varphi $ è non degenere, allora $ \dim W \leq \frac { 1 } { 2 } \dim V $ ,
\item Se $ \KK = \RR $ , allora $ W ( \varphi ) = \min \{ i _ + , i _ - \} + i _ 0 $ (è sufficiente considerare
una base di Sylvester e creare una nuova base i cui i vettori sono o isotropi o della forma $ \vv i - \ww i $ , dove $ q ( \vv i ) = 1 $ e $ q ( \ww i ) = 1 $ , concludendo con discussioni dimensionali),
\item Se $ \varphi $ è definito, allora $ W ( \varphi ) = 0 $ ,
\item Se $ \varphi $ è semidefinito, allora $ W ( \varphi ) = i _ 0 $ (e $ W = V ^ \perp $ è un sottospazio
isotropo di tale dimensione).
\end { itemize}
\subsubsection { Isometrie tra spazi vettoriali}
Due spazi vettoriali $ ( V, \varphi ) $ e $ ( W, \psi ) $ su $ \KK $ si dicono isometrici tra loro se
esiste un isomorfismo $ f : V \to W $ tale che $ \varphi ( \vv 1 , \vv 2 ) = \psi ( f ( \vv 1 ) , f ( \vv 2 ) ) $ .
Se $ f $ è un isomorfismo tra $ V $ e $ W $ , sono equivalenti le seguenti affermazioni:
\begin { enumerate} [(i)]
\item $ ( V, \varphi ) $ e $ ( W, \psi ) $ sono isometrici tra loro tramite $ f $ ,
\item $ \forall \basis $ base di $ V $ , $ M _ \basis ( \varphi ) = M _ { f ( \basis ) } ( \psi ) $ ,
\item $ \exists \basis $ base di $ V $ , $ M _ \basis ( \varphi ) = M _ { f ( \basis ) } ( \psi ) $ .
\end { enumerate}
Inoltre, $ V $ e $ W $ sono isometrici se e solo se hanno la stessa dimensione e le matrici associate
a $ \varphi $ e $ \psi $ in due basi di $ V $ e di $ W $ sono congruenti (infatti, in tal caso, esistono due
basi di $ V $ e di $ W $ che condividono la stessa matrice associata, ed è possibile associare ad uno
ad uno gli elementi di queste basi).
Pertanto, se $ \basis _ V $ e $ \basis _ W $ sono due basi di $ V $ e di $ W $ , $ \KK = \RR $ e $ M _ { \basis _ V } ( \varphi ) $ e $ M _ { \basis _ W } ( \psi ) $ condividono la stessa segnatura, allora $ V $ e $ W $ sono
isometrici tra loro (come conseguenza del teorema di Sylvester reale).
Analogamente, se $ \KK = \CC $ e $ M _ { \basis _ V } ( \varphi ) $ e $ M _ { \basis _ W } ( \psi ) $ condividono lo stesso
rango, allora $ V $ e $ W $ sono isometrici tra loro (come conseguenza stavolta del teorema di Sylvester
complesso).
\vfill
\hrule
~\\
Gabriel Antonio Videtta, \url { https://poisson.phc.dm.unipi.it/~videtta/}
\end { multicols}
\end { document}