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\begin{document}
\chapter{I polinomi di un campo: \texorpdfstring{$\KKx$}{K[x]}}
\section{Elementi preliminari}
Prima di procedere ad enunciare le proprietà più
rilevanti dell'anello dei polinomi $\KKx$, si ricorda
che esso è un \textbf{anello euclideo} in cui la funzione
grado coincide con il grado del polinomio, ossia
$g = \deg$. Si enuncia
ora invece la definizione di radice.
\begin{definition}
Si dice che $\alpha \in \KK$ è una \textbf{radice} del polinomio
$f(x) \in \KKx$ se $f(\alpha)=0$.
\end{definition}
\begin{proposition}
\label{prop:radice_x_meno_alpha}
Se $\alpha \in \KK$ è una radice di $f(x) \in \KKx$, allora
$(x-\alpha)$ divide $f(x)$.
\end{proposition}
\begin{proof}
Dal momento che $\KKx$ è un anello euclideo, si può eseguire
la divisione euclidea tra $f(x)$ e $(x-\alpha)$, ossia
esistono $q(x)$, $r(x) \in \KKx$ tali che $f(x)=q(x)(x-\alpha)+r(x)$
con $\deg r(x) < \deg (x-\alpha)$ o con $r(x)=0$. \\
Se $r(x) \neq 0$, poiché $\deg r(x) < \deg (x-\alpha)$, si deduce
che $\deg r(x) = 0$, ossia che $r(x)$ è un invertibile. In entrambi
i casi, $r(x)$ è comunque una costante. Pertanto, valutando il
polinomio in $\alpha$, si ricava:
\[ 0=f(\alpha)=\underbrace{q(\alpha)(\alpha-\alpha)}_{=\,0} + r(\alpha), \]
da cui $r(\alpha)=0$. Quindi $f(x)=q(x)(x-\alpha)$, e si verifica
la tesi.
\end{proof}
\begin{theorem}
\label{th:al_più_n_radici}
Sia $f(x) \in \KKx$ di grado $n$. Allora $f(x)$ ha al più
$n$ radici.
\end{theorem}
\begin{proof} Se $n$ è nullo, allora $f(x)$ è una costante
non nulla, e quindi non ammette radici, in accordo alla tesi. \\
Sia allora $n \geq 1$. Se $f(x)$ non ha radici in $\KK$, allora
la tesi è ancora soddisfatta. Altrimenti sia $\zeta_1$ una radice di $f(x)$. Si divida $f(x)$ per
$(x-\zeta_1)$ e se ne prende il quoziente $q_1(x)$, mentre si
ignori il resto, che,
per la \textit{Proposizione \ref{prop:radice_x_meno_alpha}},
è nullo. \\
Si reiteri il procedimento utilizzando $q_1(x)$ al
posto di $f(x)$ fino a quando il grado del quoziente non è nullo o
il quoziente non ammette radici in $\KK$, e si chiami quest'ultimo
quoziente $\lambda(x)$.
Infatti, poiché i gradi dei quozienti diminuiscono di $1$ ad
ogni iterazione, è garantito che l'algoritmo termini al più
dopo $n$ iterazioni. \\
In questo modo, numerando le radici, si può scrivere $f(x)$ come:
\begin{equation}
\label{eq:fattorizzazione_fx}
f(x)=\alpha(x-\zeta_1)(x-\zeta_2)\cdots(x-\zeta_k)\lambda(x).
\end{equation}
\vskip 0.1in
Si osserva che $x-\zeta_i$ è irriducibile $\forall 1 \leq i \leq k$.
Se $f(x)$ ammettesse un'altra fattorizzazione in cui compaia
un fattore $x-\alpha$ con $\alpha \neq \zeta_i$ $\forall 1 \leq i \leq k$, allora $f(x)$ ammetterebbe due fattorizzazioni in
irriducibili, dacché $x-\alpha$ non sarebbe un associato
di nessuno dei $x-\zeta_i$, né tantomeno di un
irriducibile $\lambda(x)$. \\
Se infatti $x-\alpha$ fosse un associato di un
irriducibile $\lambda(x)$, $x-\alpha$ dividerebbe
$\lambda(x)$, e quindi $\lambda(x)$ ammetterebbe $\alpha$ come radice. Se $\lambda(x)$
è una costante, questo è a priori assurdo, \Lightning{}. Se invece
$\lambda(x)$ non è una costante, il fatto che ammetta una radice contraddirebbe il funzionamento
dell'algoritmo di fattorizzazione espresso in precedenza, \Lightning{}. Quindi $x-\alpha$ non è associato di nessun irriducibile di $\lambda(x)$. \\
Allora il fatto che $f(x)$ ammetta due fattorizzazioni in
irriducibili è assurdo, dacché $\KKx$ è un anello euclideo, e
quindi un UFD, \Lightning{}. Quindi le radici sono esattamente $k \leq n$, da cui la tesi.
\end{proof}
\section{Sottogruppi moltiplicativi finiti di \texorpdfstring{$\KK$}{K}}
Si illustra adesso un teorema che riguarda i sottogruppi
moltiplicativi finiti di $\KK$, da cui conseguirà,
per esempio, che $\ZZ_p^*$ è sempre ciclico, per
qualsiasi $p$ primo. \\
\begin{lemma}
\label{lem:somma_phi_n}
Per ogni $n \in \NN$ vale la seguente identità:
\[ n = \sum_{d \mid n} \varphi(d). \]
\end{lemma}
\begin{proof}
Si consideri il gruppo ciclico $\ZZ_n$ per $n \in \NN$.
Si osserva che $\card{\ZZ_n} = n$. \\
Si definisca $X_d$ come l'insieme degli elementi di $G$
di ordine $d$. Dal momento che ogni elemento appartiene
a uno e uno solo di questi $X_d$, per ogni divisore
$d$ di $n$, allora si può partizionare $G$ nel
seguente modo:
\begin{equation*}
G = \bigcup_{d \mid n} X_d.
\end{equation*}
Dal momento che $\ZZ_n$ è ciclico, ogni $X_d$ ha esattamente
$\varphi(d)$ elementi, e dunque si deduce che:
\begin{equation*}
n = \card{G} = \sum_{d \mid n} \card{X_d} = \sum_{d \mid n} \varphi(d),
\end{equation*}
ossia la tesi.
\end{proof}
\begin{theorem}
Un sottogruppo moltiplicativo finito di un campo
$\KK$ è sempre ciclico.
\end{theorem}
\begin{proof}
Sia $G$ un sottogruppo finito di un campo $\KK$ definito
sulla sua operazione di moltiplicazione, e sia
$\card{G} = n$. \\
Si definisca $X_d$ come l'insieme degli elementi di $G$
di ordine $d$. Dal momento che ogni elemento appartiene
a uno e uno solo di questi $X_d$, per ogni divisore
$d$ di $n$, allora si può partizionare $G$ nel
seguente modo:
\begin{equation*}
G = \bigcup_{d \mid n} X_d,
\end{equation*}
da cui:
\begin{equation}
\label{eq:partizione_g_xd}
n = \card{G} = \sum_{d \mid n} \card{X_d}.
\end{equation}
\vskip 0.1in
Dal \lemref{lem:somma_phi_n} e da \eqref{eq:partizione_g_xd},
si ricava infine la seguente equazione:
\begin{equation}
\label{eq:uguaglianza_xd}
\sum_{d \mid n} \card{X_d} = n = \sum_{d \mid n} \varphi(d).
\end{equation}
Adesso vi sono due casi: o $\card{X_n} > 0$ o $\card{X_n} = 0$. \\
Nel primo caso si concluderebbe che esiste almeno un elemento in
$G$ di ordine $n$, e quindi che esiste un generatore con cui
$G$ è ciclico, ossia la tesi. \\
Nel secondo caso si dimostra un assurdo. Dal momento che
$\card{X_n} = 0$, esiste sicuramente un divisore proprio
$d$ di $n$ tale che $\card{X_d} > \varphi(d)$. Altrimenti,
se $\card{X_d} \leq \varphi(d)$ per ogni divisore $d$,
si ricaverebbe la seguente disuguaglianza:
\[ \sum_{\substack{d \mid n \\ d \neq n}} \card{X_d} \leq \sum_{
\substack{d \mid n \\ d \neq n}} \varphi(d) \implies \sum_{d \mid n} \card{X_d}
\overbrace{=}^{\card{X_n}=0} \sum_{\substack{d \mid n \\ d \neq n}} \card{X_d}
\leq \sum_{\substack{d \mid n \\ d \neq n}} \varphi(d)
\overbrace{<}^{\varphi(n) \geq 1} \sum_{d \mid n} \varphi(d).\]
\vskip 0.1in
Tuttavia questo è un assurdo, dal momento che per \eqref{eq:uguaglianza_xd}
deve valere l'uguaglianza, \Lightning{}. \\
Sia $g \in X_d$ e si consideri $(g)$, il sottogruppo generato da $g$.
Vale in particolare che $\card{(g)} = d$. \\
Si consideri adesso il polinomio $f(x)= x^d-1 \in \KK[x]$. Tutti e $d$ gli
elementi di $(g)$ sono già soluzione di $f(x)$. Tuttavia, poiché
$\card{X_d} > \varphi(d)$, esiste sicuramente un elemento $h$ in $X_d$ che
non appartiene a $(g)$. Infatti se tutti gli elementi di $X_d$ appartenessero
a $(g)$ vi sarebbero più di $\varphi(d)$ generatori, \Lightning{}. \\
Infine, poiché $h \in X_d$, anch'esso è soluzione di $f(x)$. Questo è
però un assurdo, poiché, per il \thref{th:al_più_n_radici}, $f(x)$
ammette al più $d$ radici, mentre così ne avrebbe almeno $d+1$, \Lightning{}. \\
Quindi $\card{X_d}>0$, e $G$ è ciclico.
\end{proof}
\section{Il quoziente \texorpdfstring{$\KKx/(f(x))$}{K[x]/(f(x))}}
Nell'ambito dello studio delle radici di un polinomio,
il quoziente $\KKx/(f(x))$ gioca un ruolo fondamentale.
Infatti, come vedremo in seguito, se $f(x)$ è irriducibile,
questo diventa un campo, e, soprattutto, ammette sempre una
radice per $f(x)$. \\
In realtà, il quoziente $\KKx/(f(x))$ si comporta pressocché
allo stesso modo dei più familiari $\ZZ/n\ZZ$. Infatti
le principali regole dell'aritmetica modulare potrebbero
essere estese anche a tale quoziente, senza particolari
sacrifici. \\
Si enuncia adesso un teorema importante, che è equivalente --
anche nella dimostrazione -- all'analogo per i campi
$\ZZ/p\ZZ$.
\begin{theorem}
\label{th:campo_quoziente_irriducibile}
$\KKx/(f(x))$ è un campo se e solo se $f(x)$ è irriducibile.
\end{theorem}
\begin{proof}
Si dimostrano le due implicazioni separatamente. \\
($\implies$)\; Sia $f(x) \in \KKx$ irriducibile. Affinché l'anello
commutativo $\KKx/(f(x))$ sia un campo è sufficiente dimostrare
che ogni suo elemento non nullo ammette un inverso moltiplicativo. \\
Sia $\alpha(x) + (f(x)) \in \KKx/(f(x))$ non nullo. Allora
$\alpha(x)$ non è divisibile da $f(x)$, e pertanto
$\MCD(\alpha(x), f(x))=1$\footnote{Si ricorda che in un PID la
nozione di \textit{massimo comun divisore} (MCD) è più ambigua
di quella di $\ZZ$. Infatti $\MCD(a,b)$ comprende tutti i
generatori dell'ideale $(a,b)$, e quindi tutti i suoi associati.
Pertanto si dirà $\MCD(a,b)$ uno qualsiasi di questi associati,
e nel nostro caso $1$ è un buon valore, dacché l'MCD deve essere
un associato di un'unità.}. \\
Allora, per l'\textit{Identità di Bézout}, esistono $\beta(x)$,
$\lambda(x) \in \KKx$ tali che:
\[ \alpha(x)\beta(x) + \lambda(x)f(x) = 1. \]
Dacché $\alpha(x)\beta(x)-1 \in (f(x))$, si deduce che
$\alpha(x)\beta(x)+(f(x))=1+(f(x))$, e quindi
$\beta(x) + (f(x))$ è l'inverso moltiplicativo di $\alpha(x) +
(f(x))$, da cui la dimostrazione dell'implicazione. \\
($\,\Longleftarrow\,\,$)\; Si dimostra l'implicazione
contronominalmente. Sia $f(x) \in \KKx$ riducibile. Allora
esistono $\alpha(x)$ e $\beta(x)$ non
invertibili tali che $f(x)=\alpha(x)\beta(x)$, da cui si ricava che:
\[[\alpha(x)+(f(x))][\beta(x)+(f(x))]=f(x)+(f(x))=0+(f(x)),\]
\vskip 0.1in
ossia l'identità di $\KKx/(f(x))$. \\
Tuttavia, se $\KKx/(f(x))$ fosse un campo, e quindi un dominio,
ciò non sarebbe ammissibile, dacché non potrebbero esservi
divisori di zero. Quindi $\KKx/(f(x))$ non è un campo.
\end{proof}
\begin{remark*}
Una notazione per indicare un elemento di $\KKx/(f(x))$ alternativa
e più sintetica di $a+(f(x))$ è $\overline{a}$, qualora
sia noto nel contesto a quale $f(x)$ si fa riferimento.
\end{remark*}
\begin{proposition}
\label{prop:radice_quoziente}
Nell'anello $\KKx/(f(x))$ esiste sempre una radice di $f(x)$,
convertendo opportunamente i coefficienti da $\KK$ a $\KKx/(f(x))$.
\end{proposition}
\begin{proof}
Sia $\overline{x} = x + (f(x)) \in \KKx/(f(x))$ e si descriva $f(x)$ come:
\[ f(x)=a_nx^n+\ldots+a_0. \]
Allora, computando $f(x)$ in $\overline{x}$ e convertendone
i coefficienti, si ricava che:
\[f(\overline{x})=\overline{a_n} \, \overline{x}^n + \ldots + \overline{a_0} =
\overline{a_n x^n} + \ldots + \overline{a_0} = \overline{f(x)} =
\overline{0}.\]
Quindi $\overline{x}$ è una radice di $f(x)$, da cui la tesi.
\end{proof}
\end{document}